I Boschi Bruciano: «Siamo una generazione sfortunata. La provincia? Prima la odi e poi non riesci a farne a meno»

I Boschi Bruciano

“Riserve” è il nuovo album de I Boschi Bruciano, duo piemontese composto dai fratelli Pietro e Vittorio Brero, risultato di un lungo lavoro di ricerca sonora e una sintesi del loro percorso musicale.

Anticipato dai singoli “Il Mio Futuro” e “America”, l’album è il testamento rock-alternative de I Boschi Bruciano, un inno di ribellione generazionale contro la noia, il degrado e le ansie dei giovani. “Riserve” ha una lunga genesi che va dal primo lockdown del 2020 e nasce con l’intento di unire un sound rock grezzo da power duo a sonorità più moderne e sperimentali.

I Boschi Bruciano raccontano: “parla di ciò che ci sta a cuore, del mondo che sembra impazzire ogni giorno di più, delle provincie italiane, del rapporto noia/degrado, della necessità di urlare ‘io esisto'”.

I boschi bruciano cover "Riserve"

Ciao ragazzi! “Riserve” è il vostro nuovo album, il primo da quando siete un duo e, come voi stessi avete affermato, “parla di ciò che ci sta a cuore”. Ma cos’è che vi sta più a cuore?
In questo momento sentiamo il bisogno di parlare di ciò che ci circonda, di alcuni gravi problemi sociali come la diffusa disillusione della nostra generazione nei confronti del mondo del lavoro, la difficoltà nel trovare la propria strada e il degrado delle province italiane. Semplicemente cantiamo di ciò che ci circonda e ciò che abbiamo vissuto e sofferto.

“Riserve” ha avuto una lunga genesi, oltre 2 anni. In questo lasso di tempo vi è mai passato per la testa di mollare tutto e dedicarvi ad altro?
A dire il vero no! Non fraintendetemi, non siamo persone ottimiste, tutt’altro ma la musica è sempre stata un punto fermo nelle nostre vite. Amiamo suonare e non riusciamo ad immaginare le nostre giornate senza la sala prove, gli ampli e le orecchie che fischiano. Inoltre nel periodo in cui scrivevamo “Riserve” eravamo impegnati con il tour del nostro primo album “Ci Pesava”. 53 concerti, un piccolo grande risultato che ha contribuito a tenere alto il morale nell’attesa di uscire con nuove canzoni.

L’album è contraddistinto da un sound rock grezzo che si unisce a sonorità più sperimentali. Vi sentite soddisfatti del risultato finale?
Abbiamo fatto del nostro meglio e sinceramente non pensavamo che una volta finito ci sarebbe piaciuto così tanto! “Riserve” è il nostro primo album in formazione Power Duo e questo di per sé era un bello scoglio da superare ma per fortuna le session sono andate lisce e ci siamo subito intesi bene con il nostro produttore Michele Guberti. Era il sound a cui puntavamo e allo stesso tempo si è evoluto in corso d’opera.

Il brano d’apertura, “Km Zero”, è l’inno di un perdente e, a mio avviso, una perfetta descrizione della generazione Neet. Parla di voi?
Pensiamo ai nostri pezzi come il punto d’incontro tra le nostre esperienze e le sensazioni, i malumori che leggiamo nei volti dei nostri coetanei. Siamo una generazione sfortunata su questo non c’è dubbio. I ritmi della vita sono cambiati e i tanti “cronometri” imposti dalla società non sono più realistici. Ciò che in teoria si dovrebbe concludere, la posizione che ognuno di noi si dovrebbe creare tra i venti e i trent’anni è un obbiettivo davvero difficile da raggiungere. 2 anni di pandemia hanno contribuito a far sentire ancor più in “ritardo” sulla tabella di marcia chi già subiva la pressione della vita che ti passa davanti. Perciò “Km Zero” parla di noi e a nostro parere (purtroppo) di molti altri giovani italiani.

Parliamo di uno dei vostri singoli. Secondo voi i ragazzi italiani hanno ancora il sogno dell'”America?
Il mondo del lavoro in Italia per ciò che offre oggi non merita l’impegno, la dedizione e l’estro artistico dei giovani italiani. Alla base del sogno Americano ci sta questo pensiero “ se ti impegni più degli altri andrai più lontano”. La verità è che la maggior parte delle persone ha è ha sempre avuto dei lavori non delle carriere. I nostri sono pure a tempo determinato.
Molti di certo sognano l’America ma non perché l’America sia un paese giusto o virtuoso. Cercano un’alternativa all’Italia, a un futuro fatto d’incertezza e sacrifici.

Nei vostri brani c’è sempre un legame con la vostra terra, la provincia cuneese da dove provenite. Ma è più amore o più odio?
Avete presente il discorso di Morgan Freeman in “Le Ali Della Libertà” quando racconta delle mura di Shawshank? Prima le odi, poi ci fai l’abitudine e poi non riesci più a farne a meno…
Forse siamo troppo drammatici ma Cuneo ci sta molto meno stretta ora che siamo giovani adulti piuttosto che quando eravamo adolescenti. L’unica cosa che davvero ci fa star male è che in tutta la provincia ci siano pochissimi collettivi e ancor meno live club.

I Boschi Bruciano

Che consiglio dareste a chi vuole diventare un musicista e abita in provincia?
Il primo consiglio è di abituarsi a guidare molto!
Scherzi a parte nelle città stanno le vere scene musicali ma venire dalla provincia non è un vero ostacolo se si è disposti ad impegnarsi. Inoltre è importante ricordarsi quali sono i propri punti di forza. Ad esempio ogni città ha la sua scena e volendo o meno gli artisti che frequentano gli stessi ambienti col tempo finiscono per assomigliarsi. Un po’ di sana lontananza aiuta ad essere originali. Se sei uno di Torino, Milano o Bologna quando suoni nella tua città è come giocare in casa ma quando vieni da una provincia tutte le province italiane sono casa tua.


I Boschi Bruciano porteranno in tour “Riserve”?
Certo! Noi scriviamo canzoni per portarle dal vivo. Senza la strada, le birre e il sudore non avrebbe senso suonare. Il tour di “Riserve” è iniziato il giorno stesso dell’uscita del disco, il 24 marzo.

I Boschi Bruciano

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