
Prima volta nella Capitale per La Niña che ha portato sul palco del Romaeuropa Festival, al Mattatoio, il primo album “Vanitas” e i suoi singoli per oltre un’ora di balli, canti e riflessioni.
Uno dopo l’altro volano in scaletta i brani più amati dal pubblico: da “Selene'” a “Fccv”, da “Harakiri” fino a “Vipera”, riproposta anche nei bis.
La Niña porta al Romaeuropa Festival la canzone napoletana classica
Dopo il pianto durante l’esecuzione di “Blu”, c’è anche spazio per le origini. Napoli è onnipresente, non solo nei testi della Niña ma anche nelle cover. Carola Moccia, questo il vero nome dell’artista, ha deciso di portare a Roma “Era di maggio”, canzone in lingua partenopea (basata sui versi di una poesia del 1885 di Salvatore Di Giacomo e messa in musica da Mario Pasquale Costa), nella versione di Roberto Murolo. Perché, come ha raccontato lei dal palco, “ho sempre sentito la sua interpretazone come mia e non mi stanco mai di farla”.
E poi, poco dopo, ha deciso di reinterpretare in una versione synth-pop un altro caposaldo della canzone napoletana: la “Maruzzella” del ’54, targata Renato Carosone e Enzo Bonagura.
In “Fortuna” un racconto sui migranti
Dopo il set composto da 15 canzoni, La Niña ha deciso di regalare alla Città Eterna altri 3 brani: “Fortuna”, “Vipera” e “Niente Cchiù”. Proprio “Fortuna” ha riportato tra le mani della cantante partenopea la chitarra acustica per una poesia ispirata da una storia vera, metafora di quelle migrazioni di donne, di madri e di figlie che attraversano il Mediterraneo. “Ho passato qualche anno in provincia di Monza – ha raccontato Carola – e una mia cugina è un’avvocata pro bono. Un giorno ho incontrato questa ragazza, viveva in un metro quadro con il marito e aspettava una bambina. Aveva attraversato il Mediterraneo. Una storia di coraggio e forza.”