La “Vanitas” de La Niña

Foto di KWSK NINJA
Foto di KWSK NINJA

Teschi e clessidre compongono “Vanitas”, il nuovo mondo di Carola Moccia alias La Niña. Anticipato dai singoli “Nunn ‘o voglio sapè”, “Blu” e “Harakiri”, il disco si compone di otto visioni sonore. Vànitas come durata effimera, caducità, perenne transitorietà dell’umano, comune destino all’appassimento e alla sfioritura.

Ritmi urbani e tribali e melodie mediterranee si fondono con strumenti atavici – chitarra romantica del ‘600, un marxophone e un tamburo a cornice senza sonagli – per una incessante dialettica tra passato e futuro che riflette l’anima e il corpo de La Niña. Un corpo che, nell’artwork dell’album, realizzato mediante l’uso dell’intelligenza artificiale e della fotografia, è inserito in un classico esempio di ‘vanitas painting’, circondato da una collezione di oggetti simbolo che raccontano le canzoni racchiuse nell’album.

vanitas La Niña

“Vanitas” è il canto di una creatura ultraterrena di fronte al caos primordiale. Un disco in cui miti arcaici abitano il presente, la passionalità carnale si fonde con la trascendenza meditativa, la dimensione misterica si veste di sonorità contemporanee e di esoterico simbolismo. Dalle citazioni di Mozart alle creature mitologiche, dall’intelligenza artificiale alla pittura barocca napoletana di Salvator Rosa: nelle tracce di “Vanitas” si incontrano e si scontrano rabbia, disillusione e malinconia per un’enorme riflessione sulla condizione universale degli esseri umani. M’ama o non m’ama? No, morte o rinascita.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.