
A 22 anni dalla sua ultima esibizione, il profeta del rock Bob Dylan è tornato a Perugia, inaugurando l’edizione del 50esimo anniversario di Umbria Jazz (che vede nella lineup nomi come Ben Harper e Paolo Conte). Nessun cellulare né macchina fotografica né tantomeno maxischermi. Insomma nessun artificio elettronico. Robert Allen Zimmerman, questo il suo vero nome, ha deciso così di prendere per mano tutti i presenti e portarli nella sua epoca.
È un “Phone free show” il concerto di Dylan che, all’età di 82 anni, non vuole scendere dai palchi di tutto il mondo. Però vade retro tecnologia, bisogna solo godersi lo spettacolo con occhi e orecchie.
Il concerto a Perugia di Bob Dylan
Seduto dietro il suo pianoforte, il menestrello di Duluth è circondato dai suoi musicisti che in religioso silenzio lo accompagnano in un set senza respiro dove si avvicendano, uno dopo l’altro, i brani dell’ultimo album “Rough and Rowdy Days” per oltre metà scaletta. Ma il passato ritorna presto con brani come “Most likely you go your way” (dall’album “Blonde on blonde” del 1966), “When I paint my masterpiece” (pubblicata inizialmente nel 1971 dai The Band), “I’ll be your baby tonight” (dal disco “John Wesley Harding” del 1967), “To be alone with you” (da “Nashville Skyline” del 1969) e “Gotta serve somebody” (da “Slow train coming” del 1979). Poi la presentazione della band, composta da Tony Garnier al basso, Donnie Herron al violino e pedal steel, Jerry Pentecost alla batteria e Bob Britt e Doug Lancio alle chitarre.
Non c’è spazio per “Hurricane”, “Blowin’ in the wind” o “Knockin’ on heaven’s door”. Nessuna gloria del passato dunque. E nessun bis, come da programma. Solo qualche «grazie grazie, mille grazie» in uno stentato italiano per un’ora e quaranta minuti senza pause. Presente in scaletta anche “That old black magic”, canzone popolare anni ’40 nella versione di Johnny Mercer. Nel finale, poi, fa la sua comparsa lo strumento simbolo di Bob Dylan, l’armonica, con cui delizia il pubblico in “Every grain of sand” (dall’album “Shot of love” del 1981). Il pensiero di tutta l’Arena Santa Giuliana è uno solo: a 82 anni Bob Dylan è venuto a patti con se stesso, ha capito i suoi pregi e i difetti, e ha capito che la vecchiaia è il più bello dei doni.
Il rapporto con Perugia
Era il 25 luglio 2001 quando Bob Dylan arrivò con chitarra e pianoforte all’Arena Santa Giuliana di Perugia per Umbria Jazz. Ma il rapporto tra il menestrello statunitense e la cittadina umbra è ben più atavico. Nel 1963 Dylan apparve per la prima volta in piazza IV Novembre alla ricerca di Suze Rotolo, ritratta con lui sulla copertina di “The freewheelin'” (1963), al tempo studentessa all’Università per Stranieri di Perugia. Ma in quei giorni lei aveva già lasciato la città. Il 9 gennaio ’63, lasciata l’Umbria, Bob Dylan rientrava a Roma per tenete al Folkstudio la sua prima esibizione italiana.
La scaletta di Bob Dylan a Perugia
- Watching the River Flow
- Most Likely You Go Your Way and I’ll Go Mine
- I Contain Multitudes
- False Prophet
- When I Paint My Masterpiece
- Black Rider
- My Own Version of You
- I’ll Be Your Baby Tonight
- Crossing the Rubicon
- To Be Alone With You
- Key West (Philosopher Pirate)
- Gotta Serve Somebody
- I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You
- That Old Black Magic
- Mother of Muses
- Goodbye Jimmy Reed
- Every Grain of Sand