
Johann Sebastian Punk è tornato! Dopo cinque anni di silenzio l’alter ego di Massimiliano Raffa pubblica il nuovo “Rinascimento EP” con cinque tracce in italiano prodotte da Matteo Cantaluppi (Thegiornalisti, Ex Otago, Fast Animals and Slow Kids) per scombinare le carte in tavola alla musica italiana.
“Viviamo tempi da incubo, in una distopia confusasi con la realtà che richiede nuove categorie estetiche, nuovi canoni di bellezza. ‘Rinascimento EP’ parla di questo, ma anche di altro” dichiara Johann Sebastian Punk a proposito del nuovo lavoro che vede tra gli ospiti Enrico Gabrielli (Calibro 35) a flauto e sax, Daniel Plentz (Selton) alle percussioni, Roberto Dragonetti (Nic Cester, Ghemon, Calcutta) al basso, Carmelo Patti agli archi.
Dopo i primi due dischi in inglese – “More Lovely And More Temperate” (2014) e “Phoney Music Entertainment” (2017) – l’artista aveva deciso di abbandonare il progetto Johann Sebastian Punk per dedicarsi ad altro ma poi è tornato sulla sua strada, sempre con quello spirito decadente, goliardico e ironico che lo contraddistingue da un decennio…

Dopo i primi due album in inglese volevi abbandonare Johann Sebastian Punk per dedicarti ad altri progetti. Come mai hai deciso di tornare indietro?
Mi ero rotto di Johann Sebastian Punk perché mi sembrava di dare perle ai porci e quindi ho detto ‘chiudo tutto’. Poi mi ha contattato Matteo Cantaluppi per lavorare su alcuni pezzi – in questi anni ho scritto un bel po’ di canzoni in italiano – e ho pensato ‘dai sarebbe proprio bello fare qualcosa insieme’. Volevo dedicarmi ad altri progetti, nel frattempo avevo parecchio materiale in italiano che poteva essere utile magari per altri e le ho risistemate.
Però non hai voluto cambiare nome…
Questo è stato oggetto di una lunga discussione. La mia idea era quella di cambiare nome, alla fine l’abbiamo mantenuto perché ho pensato: se Johann Sebastian Punk avesse una sua vita da italiano, che tipo di personaggio sarebbe? E quindi ho immaginato questo scenario. Ho portato quel tipo di follia dentro canoni più stretti, questo è un disco che ha rischiato anche troppo. Abbiamo peccato di eccesso di bravura…
A livello musicale hai mantenuto il tuo sound ma è diventato più pop grazie a Cantaluppi
Sì, il progetto rimane quello. Abbiamo voluto solo non complicarci la vita, è stato un esercizio fondamentale. Gli altri dischi li avevo prodotti io che non sono un produttore, non avevano un suono all’altezza delle mie ambizioni. Con Cantaluppi abbiamo lavorato in studio, con dei musicisti molto bravi, con delle macchine, lui è un maestro!
Ora hai altre aspettative?
Non ho mai fatto le cose per il pubblico sennò non avrei fatto questo tipo di musica, non avrei fatto alcune scelte se avessi pensato solo al denaro, che mi fa schifo. Chi fa le cose per il pubblico, difficilmente riescono bene, invece devi far piacere agli altri le cose che piacciono a te.

Il nome dell’EP, “Rinascimento”, vuol dire proprio rinascita o identifica un periodo di passaggio che porterà a un nuovo corso?
Un omaggio ai miei due miti, Vittorio Sgarbi e Matteo Renzi…Sto scherzando!! La parola Rinascimento l’hanno usata loro e il mio timore era quello di essere accostato a questi due… In realtà è un titolo con un doppio motivo: un rinascimento interiore, Johann Sebastian Punk rinasce e fa questo bagno di folla, un divo sceso sulla Terra; poi è anche un auspicio, il poter essere di ispirazione a qualcuno per fare un nuovo pop contemporaneo.
E poi Cantaluppi è stato uno dei precursori di questo Rinascimento del pop italiano, con i Thegiornalisti ad esempio
Aveva uno sguardo su questa realtà che io conosco poco, non ascolto musica italiana né pop. Ascolto poca musica in generale.
Per quanto riguarda le partecipazioni dell’Ep ci sono Enrico Gabrielli, Carmelo Patti, Daniel Plentz e Roberto Dragonetti. Vi conoscevate prima?
Con Gabrielli ci conosciamo da anni, è uno dei migliori musicisti d’Italia, è un onore che abbia suonato il flauto e il sax nei miei brani. Lo ritengo uno dei più grandi artisti in circolazione. Daniel Plentz, Carmelo Patti e Roberto Dragonetti invece non li conoscevo, li ha chiamati Cantaluppi. Hanno dato un contributo molto apprezzato all’EP, sono molto soddisfatto. Ci sono sempre i grandi musicisti anche se viviamo in un contesto in cui molte cose non emergono: io sono scoraggiato un po’ quando accendo la radio, le musiche sono sempre le stesse…
Poi c’è da dire anche che molti club in Italia hanno chiuso…
La pandemia ha dato il colpo di grazia ma si sarebbe verificato lo stesso. La discografia si è resa conto che c’era un bacino di ascoltatori gigante, quelli a cui non andava di ascoltare Laura Pausini. Tutto questo però è nato in un periodo in cui si andava ai concerti: i 25enni di cinque anni fa erano gente che andava ai concerti, i ventenni di oggi non ci vanno. Non esistono più i circuiti medi, i ragazzi vanno ai grandi eventi per fare solo le storie su Instagram e TikTok. Il calore umano è diventato un elemento poco caratterizzante della nostra epoca. A Milano ad esempio ci sono uno o due locali da 400 persone, a Sheffield ce ne sono 20. A Liverpool, dove ho vissuto, ce sono 50. Chi va oggi a vedere i gruppi da 400 persone?

Visto che hai tirato in ballo Instagram e TikTok, com’è il tuo rapporto con i social?
Ho un pessimo rapporto con i social, ho le mie pagine ma non mi divertono. TikTok l’ho scaricato e ho avuto un attacco di panico.
Tornando alla tua musica ci sono “Oceano di Champagne”, “Vivo Nello Scandalo”, “Classico” che non sono in “Rinascimento EP”, come mai? Faranno parte di una versione fisica?
Dicono che i dischi non si vendono più e quindi ho fatto uscire l’EP in digitale. Mi piacerebbe pubblicare un album in cui ci sono tutti questi pezzi e anche altri. Magari in futuro. Poi io ho questo problema che compro i dischi e se non esce su supporto fisico io dove me la sento?
Le canzoni dell’EP hanno un sound britannico con testi in italiano. A che periodo risalgono le canzoni?
Sono tutte scritte tra il 2018 e il 2019, l’ultimo scritto è “24 Ore”, scritto nel 2020. Io volevo fare un disco di canzoni italiane ma poi alla fine non ci riesco… Un giorno tornerò a fare dischi in inglese, ho ascoltato poca musica italiana nella mia vita, adoro i grandi maestri e il prog: Battiato, Battisti, ma invece non ho mai avuto l’amore per il rock italiano. Non mi piace la lingua italiana con sotto la chitarra elettrica anche se ci sono grandi eccezioni come i CCCP. Non ho mai amato il rock alternativo degli anni ’90 e ’00.
Nemmeno Afterhours, Marlene Kuntz e Timoria?
Li rispetto ma non li ho mai ascoltati. Non appartengono alla mia formazione. Preferisco ascoltare i Sonic Youth rispetto ai Marlene Kuntz.

Porterai dal vivo le canzoni di “Rinascimento”?
Sì, e c’è una band con me. Siamo in quattro ma potremmo diventare in cinque. Ci tengo tantissimo alla parte live, è il motivo per cui scrivo le canzoni. Mi piace creare un vero e proprio spettacolo, è la mia dimensione. Stiamo lavorando alle date!
Decadenza e nichilismo ti hanno contraddistinto da sempre. Ti senti un precursore dei tempi?
È sempre stato il mio problema. Ho sempre avuto uno scarso tempismo, ho sempre detto le cose prima, ho fatto la parodia della canzonetta provinciale-borghese nel 2011 e due anni dopo è esplosa quella scena lì. Quando abbiamo provato a ribaltare la figura del musicista italiano macho e abbiamo iniziato a truccarci, bè dopo tre anni lo hanno fatto gli altri… Il mio problema è stato quello di fare le cose prima degli altri.