
Asteria, alter ego e nemesi della cantautrice ventenne Anita Ferrari, è tornata con il nuovo singolo “DOMOPAK”, in cui racconta «la sensazione di asfissia che non ti lascia spazio e ti rende spettatore della tua vita». Inserito nelle playlist editoriali di Spotify, Apple Music e Amazon Music, il brano segue il debut single “ANCORA” in cui rivendica il diritto di vivere la propria emotività, di poter sbagliare, soffrire e ricominciare.
Come nella tecnica del Kinsugi, Asteria evidenzia le fratture con l’oro e le impreziosisce aggiungendo valore e nuova vita a qualcosa che sembrava ormai distrutto: le cicatrici, uniche e preziose, diventano così bellezza da esibire.
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Ciao Asteria! In “DOMOPAK” canti una sensazione di asfissia. Puoi raccontarci di più? Quando è stata la prima volta che hai provato questa sensazione?
La prima volta che ho provato questa sensazione ero piccola, probabilmente alle elementari, solo molti anni dopo ho capito cosa fosse. Diciamo che ho conosciuto il volto dell’ansia molto presto, un incontro che ha influenzato molto la mia vita fino ad ora e che mi ha fatto provare un forte senso di smarrimento in certe situazioni. L’unica cosa che riuscivo a fare quando stavo così era scrivere o suonare, prima poesie, poi musica. “DOMOPAK” è stata proprio questo, quello spazio e quell’aria che non riuscivo a trovare nella vita.
Canti il soffrire e poi il ricominciare a vivere. Come spiegato dalla tecnica del Kinsugi, le crepe sono riparate con l’oro e perciò arricchite. Quali sono le tue crepe, le tue cicatrici, che senti di star riparando con la musica?
Le crepe che la musica è riuscita a sanare sono principalmente quelle affettive. La musica mi ha insegnato che qualcosa di molto doloroso come la fine di un amore, o una litigata, o semplicemente alcuni momenti di smarrimento nella vita possono essere trasformati in qualcosa che ci fa stare bene. La musica mi permette di prendermi il tempo di analizzare le situazioni, dedicare tempo a me stessa e a ciò che sento e, soprattutto, la musica mi fa stare bene fisicamente, mi permette di rilasciare endorfine e sentirmi viva. Quando compongo percepisco di star facendo qualcosa per me, ma anche per gli altri, non penso di risolvere alcun problema, ma credo di accompagnare chi mi ascolta e farlo sentire compreso, non farlo sentire solo.
Hai vinto il Premio Bindi e il Premio Nuovo IMAIE. Ti ci vedresti sul palco di Sanremo?
Sarebbe bellissimo, è un palco molto importante per me e spero di avere l’onore un giorno di salirci e portare un pezzo profondo, con molte sfumature, ma che sia condivisibile, che arrivi subito alla pancia di chi lo ascolta. Penso che sarebbe una grande soddisfazione e un lavoro che potrebbe insegnarmi ad interfacciarmi anche con un pubblico diverso dal mio.
“ANCORA” e “DOMOPAK” sono due canzoni diverse tra loro e mi viene da chiederti: qual è la tua vera anima musicale?
La mia vera anima musicale è una mescolanza di generi che non cerca un’identità definibile. Ho iniziato con il metal, continuato con l’indie-pop ed ora faccio musica elettronica e urban pop. Mi piace che a definire il genere siano le emozioni. Penso che la musica debba aiutare il testo ad esprimere la sua essenza e il suo messaggio al meglio e, dato che non ascolterete sempre lo stesso messaggio da parte mia, sono certa che ascolterete le altre mille sfumature della mia vera anima musicale.