Ride e Spiritualized hanno aperto la prima giornata del Todays Festival con un mix tra pop e shoegaze. A farla da padrone nel secondo giorno del festival torinese sono state invece le voci di Adam Naas, One True Pairing, Low e Hozier.
Prima italiana per Adam Naas, il falsetto di “The Love Album”, che coinvolge al primo ascolto il pubblico dello Spazio211. Prince, Michael Jackson e The Sleepy Jackson sono nelle corde vocali del giovane artista che convince – e continua a ringraziare – i molti presenti nonostante la prima di Serie A. Sensibilità e french style si instaurano sul palco per 50 minuti di puro ‘free love’.
Dai Wild Beasts (sciolti nel 2017) alla carriera solista il passo è breve. Così Tom Fleming diventa One True Pairing, un’iniezione di verità sul palco, che presenta in anteprima per il pubblico italiano il suo album di debutto in uscita il 20 settembre. Influenzato da sonorità quali Tom Petty, Depeche Mode e Swans, Tom (in canottiera e pantalone lungo) rappresenta uno spaccato della working class inglese, nell’attesa di vedere gli attesissimi Sleaford Mods.
Scende la sera, i Low salgono sul palco in religioso silenzio qualche minuto in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Il trio di Duluth prende per mano e porta tutti nel mondo buio e mieloso dell’ultimo “Double Negative” mentre giochi di luci ed ombre si stagliano alle spalle di Alan, Mimi e Steve.
Hozier non è una rockstar né una popstar ma un’artista che della sua voce ha fatto il suo successo. Partendo dalla più famosa – ma ultima in scaletta – “Take Me To Church”, l’artista irlandese sciorina una dopo l’altra le canzoni dell’esordio omonimo e del nuovo “Wasteland, Baby!”. La band, composta da quattro quote femminili, coinvolge i fan tra coretti e schiocchi di dita mentre la serata finisce alla Ex Fabbrica INCET tra le sonorità acid-jazz dei Cinematic Orchestra e l’atteso show degli Art Of What?! in cui JJ Jeczalik e Gary Langan ripercorrono la storia degli Art Of Noise, pionieri del campionamento grazie a brani cult come “Moments Of Love” e “Paranoimia”.
