
Alessio Bernabei e i suoi Follya pubblicano il primo omonimo album e lo presenteranno con due concerti l’8 novembre al Largo Venue di Roma e il 9 novembre all’Apollo di Milano (biglietti qui). “Un punto di partenza – ha detto il frontman della band romana – questo lavoro ci rende fieri perché ci mostra quello che siamo diventati e ci apre gli occhi con stupore e curiosità sul nostro futuro e su tutto quello che verrà”.
In “Follya” si condensa tutta la caleidoscopica identità degli ex Dear Jack, che non si pone limiti di linguaggio o di sound, come hanno dimostrato i singoli pubblicati finora e come lascia intendere lo stesso Bernabei: “È un disco pop? Può darsi. Ci piace l’idea che le persone possano vederci attraverso nessuna etichetta in particolare, ma come Follya”, togliendo così ogni dubbio sul perché l’album porti lo stesso nome della band.
Il primo album dei Follya
L’album si compone così di 13 tracce scritte, composte e prodotte dai Follya e dai ROOM9, ispirate nel sound da influenze powerpop, synthwave e alternative rock, e nelle ambientazioni dal cinema anni ‘80 e anni ‘90, punto di riferimento nella scrittura dei Follya. L’album si apre con “morto per te”, il singolo che ha segnato a marzo 2022 la partenza del nuovo progetto della band, che racconta la storia di una dipendenza affettiva, un amore tossico e tentacolare, fil rouge che lega diverse tracce del disco.
La complessità delle relazioni di coppia, infatti, è al centro anche di altri brani, come “ami/odi”, “toxic”, “palloncino”, “rip” e “houdini”, in cui emergono i sentimenti di frustrazione e di insofferenza nell’essere parte di rapporti costruiti ormai sull’abitudine e sulla sfiducia nei confronti dell’altra persona; al contrario, l’amore cantato in “tuta spaziale” è totale, e così grande da spingersi a proteggere e a supportare la persona amata con ogni forza. Spazio anche a riflessioni più ampie, come in “tutt’okkei”, invito ad affrontare le sfide e le difficoltà della vita, in “mister”, manifesto di una generazione troppo spesso lasciata in panchina e che non vede l’ora di mettersi in gioco, in “anche basta”, che affronta il tema dell’alienazione e dell’isolamento, in “giuda”, brano su un’amicizia tradita, e in “iota”, che evoca il senso di ribellione nel voler fare ciò che si desidera.