
Altera Nexa, progetto musicale nato a Padova nel 2020 dalle menti di Alessandro Niero (voce, tastiere) e Luca Dalla Gasperina (voce, tastiere), debutta con l’album “No Borders”. Per questo primo lavoro, registrato presso il patavino Studio 2 di Cristopher Bacco con una tecnica ibrida di registrazione, Niero e Dalla Gasperina traggono la loro ispirazione dal rock più sperimentale (Radiohead, King Crimson, Steven Wilson) ibridato con influenze provenienti dal Jazz/Fusion (Snarky Puppy, Weather Report, Area).
Track by track
- SKELETONS
Una grande ouverture di fiati supportata da una combo rock che sprizza energia da tutti i
pori, con l’aggiunta di un brillante assolo di sax tenore e di uno sferzante assolo di tromba su
un riff stoner in tempo dispari. Nel mezzo, un viaggio onirico, cullato da un arpeggiatore
arioso e dai contrappunti dei 4 fiati. - RIVER
Un 7/8 mascherato da brano pop, alla Steven Wilson/Porcupine Tree; tonalità sibilline che
cambiano repentinamente, ma sostenute da una melodia che gioca su terze maggiori e
minori a mo’ di blues; un intermezzo di totale improvvisazione ritmica. Un tributo ad alcuni
versi del Dao de jing. - GIVE YOURSELF
Il brano più spiccatamente funk del disco. Il riff whammy di chitarra si sposa perfettamente
con quello del synth bass, mentre le voci dei due cantanti si alternano per poi fondersi nel
trascinante ritornello. Nel mezzo, dopo un dialogo fra il basso e il pianoforte, un assolo di
sax tenore su pedale di sol maggiore che porta verso sonorità molto più distese, quasi
jazz/country, per poi tornare con ancora più slancio al riff iniziale e ad un ultimo ritornello
che conclude il brano. - PLUG ME IN
Di matrice beatlesiana, contaminato da sonorità alla Pink Floyd e King Crimson, forse il
momento più psichedelico del disco; la voce si alterna ad improvvisazioni quasi
rumoristiche dei fiati, così come si avvicendano armonie maggiori e minori. Il crescendo
dalla seconda strofa fino all’ultimo ritornello, culminante in un assolo finale dove tromba e
sax contralto si alternano senza esclusione di colpi, è di rara potenza. - GOODBYE
Vari arpeggi che si intrecciano fra loro mentre una unica sequenza di accordi viene
riproposta in loop; gli strumenti si aggiungono, i suoni si accavallano l’uno all’altro mentre
la voce narrante canta di chi affronta la morte con serenità. Poi, quasi bruscamente,
l’ingresso di tutta la sezione dei fiati, per un finale di grande impatto sonoro. - THE MESSAGE THAT I DIDN’T SEND
Una cavalcata alla Pharoah Sanders, una forma operistica dove vari protagonisti si
avvicendano – prima fra tutti la voce, poi il synth, i contrappunti dei fiati che culminano in
un unisono con la voce, e un intermezzo di rara potenza con una batteria travolgente.
L’outro, una sorta di samba nevrotica in 7/8, è capitanato con maestria dalla tromba e dal sax
contralto. - NANOMACHINES
Riff quasi ipnotico suonato all’unisono da piano, basso, chitarra e Hammond; cori che
giocano su armonizzazioni maggiori e minori della scala blues; fiati che si lanciano in frasi
anch’esse spiccatamente blues, per poi lasciare spazio ad un solo di grande libertà ritmica da
parte della chitarra elettrica. Fra i due ritornelli in tempo dispari di stampo rock, un assolo di
matrice reaggae dove il sax contralto sfodera tutto il suo vocabolario. - WINDOW
Una sorta di power ballad alla Stevie Wonder dalle sonorità jazzistiche, dove le strofe di
ampio respiro lasciano spazio ad un epico ritornello, di grande impatto sopratutto per la
melodia sostenuta da un coro di voci sovraincise.