
“Fantapunk” è il primo album di Lamo, progetto di Daniela Mornati. Una chiacchierata tra due amici d’infanzia, che crescendo imparano a scoprire le cose della vita, nella loro ironia, amarezza e meraviglia.
Le canzoni sono composte da una parte fanciullesca scanzonata e soffice e da una parte istintiva, ruvida e tagliente. “Fantapunk” è il nome storpiato con cui il papà di Lamo chiamava erroneamente la band (Pentafunk) nella quale Daniela suonava da adolescente. All’interno del disco due featuring: Matteo Gabbianelli – storica voce della band romana Kutso, e OBI – giovane promessa della scena rap torinese.

Ciao Daniela! “Fantapunk” è il tuo primo disco. Come lo descriveresti? E cosa racconta di te?
Ciao! “Fantapunk” è la fotografia del momento di transizione dall’età dell’incoscienza a quella della consapevolezza e contiene tutte le emozioni belle e brutte che questa fase ha rappresentato per me. Dentro c’è il passaggio per le relazioni tossiche, l’ansia, le disillusioni della mia generazione, tutti step fondamentali per imparare a capire meglio me stessa, a vivere rapporti umani sinceri, a lasciare andare le briglie del controllo e seguire semplicemente la brezza leggera della vita, accettandone la complessità e sfuggendo dalle “caselle pre-compilate” delle pressioni sociali. La parola Fantapunk contiene i due sapori principali di questo disco, quello Fanta è ingenuo e fanciullesco, quello punk è amaro, pungente e ribelle.
L’album è una chiacchierata tra due amici d’infanzia. Dicci di più.
Mi piace pensare che la crescita avvenga sempre attraverso lo scambio con gli altri e i miei amici sanno quanto amo dialogare con loro per ore su temi filosofici e sociali. Ho voluto che le canzoni contenessero quello spirito di osservazione delle cose del mondo ma con l’ironia tipica di una chiacchiera tra amici e con la spontaneità e la confidenza di quando parli con chi ti conosce e a cui non senti di dover dimostrare nulla. Rabbo Scogna e Federico Carillo che hanno prodotto con me il disco mi hanno aiutato a trasferire questa spontaneità anche nei suoni oltre che nelle parole.
Di chi è la voce nella prima traccia, “Lago – Intro”?
È di Alfredo, il figlio di un mio caro e bravissimo amico cantautore, Matteo Passante. Un giorno mi ha mandato questa nota audio di suo figlio che sbagliava a pronunciare il mio nome e la tenerezza e la libertà di quei pochi secondi mi sono sembrate perfette per l’apertura del disco. Oltretutto anche la parola “Fantapunk” stessa deriva da un errore di mio padre, che nel pronunciare il nome della mia vecchia band “Pentafunk”, ha creato questa parola nuova che ho adorato da subito.
“Lasciami come vorresti ritrovarmi cita i bagni dell’Autogrill e parla di amori tossici. Il brano nasce da una tua esperienza personale?
Sì, il brano è ispirato ad una relazione avuta in passato ma lo scrissi tempo dopo averla vissuta. Ero in tour e un giorno, ad una sosta in autogrill lessi il cartello appeso in bagno “Lasciami come vorresti ritrovarmi” e pensai che fosse una frase romantica. In effetti spesso nelle relazioni ci si lascia quando ci si è ridotti reciprocamente a brandelli e questo cartello invece mi sembrò un ottimo consiglio.
Matteo Gabbianelli e OBI sono gli ospiti di “Sopporto cose che non sopporto” e “Mai abbastanza”. Come vi siete conosciuti? E perché hai scelto proprio questi due brani da cantare con loro?
Matteo è un amico che conosco da tanti anni e sono anche fan della sua band, i Kutso, che ho ascoltato molte volte in concerto. In anni di amicizia ci siamo trovati a condividere spesso idee sulla musica e sulla vita, così quando ho scritto “Sopporto cose che non sopporto” ho pensato avesse il giusto carattere e la giusta energia per arricchirla con la sua partecipazione e lui ne è stato entusiasta. OBI lo conosco da meno tempo ma ho avuto modo di ascoltare molte delle cose che scrive essendo mio compagno di etichetta e sono rimasta subito colpita dall’originalità della sua penna. L’ho coinvolto su “Mai abbastanza”perché mi sembrava un pezzo trainato da un concetto filosofico che poteva stimolarlo dato che lui oltre ad essere un artista è anche uno studente di psicologia. Infatti, in tempo zero ha buttato giù una parte perfetta per chiudere il brano.
Chiudi il disco con “Al contrario”, contro i luoghi comuni della società. C’è un momento della tua vita in cui hai detto “forse quel treno che ho perso era giusto per me”?
Sicuramente ci sono state delle fasi in cui mi sono sentita in ritardo su tutto e un pesce fuor d’acqua per le mie scelte di vita fuori dai canoni comuni ma credo sia normale sentirsi sbagliati in una società che predica la performance e la competizione. I momenti di ansia mi hanno quindi insegnato ad accogliere il presente così com’è, ad essere più compassionevole con me stessa e a capire che la vita è un percorso articolato e personale, che le occasioni di viverla in pieno si nascondono in ogni angolo e non solo su quei famosi “treni che passano una volta sola”.

Porterai “Fantapunk” in tour?
Abbiamo appena fatto la prima data all’Arci Bellezza a Milano con la band (Rabbo Scogna che è anche il co-produttore e co-compositore dei brani, Pietro Bonaiti, Davide Turatti e Mariu Macchi) ed è stata stupenda. Abbiamo in programma altri concerti che a breve pubblicherò sui miei canali social e non vedo l’ora di portare Fantapunk in giro!
Negli anni hai collaborato con Max Gazzè, Selton, Bugo, Paletti, Angelica e altri. Hai qualche ricordo speciale legato a qualcuno di questi artisti?
Certo ho bellissimi ricordi legati ad ognuno di loro e ogni tour insegna qualcosa sulla musica e sulla vita. Ci si ritrova a vivere insieme quasi quotidianamente e a condividere fatiche, ore piccole, palchi assurdi, emozioni e risate pazzesche. Sicuramente il tour mondiale con Gazzè è stato quello più surreale perché abbiamo fatto il giro del globo terrestre in 25 giorni, passando da temperature e panorami completamente opposti.

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