PON¥: «Mi raccontano più i silenzi che tutte le parole del mondo»

PON¥

“Canzoni Mostri” è l’album d’esordio di PON¥, un viaggio di 8 tracce nell’universo sadcore lo-fi dell’artista. Un’overture di fruscii e dissonanze: il disco è stato interamente registrato su un vecchio iPhone.

“Poche parole, molti riverberi e pochissimi strumenti, e forse la cosa più importante al suo interno sono i silenzi. In quei silenzi, tra quelle canzoni, mi piace pensare di potermici nascondere.
Come i mostri quando fa giorno”
racconta PON¥ sull’album.

PON¥ "Canzoni mostri" cover album

Ma qual è il significato dietro il titolo “Canzoni Mostri”? C’è un mostro nascosto in ogni canzone?
Il significato è duplice: da una parte queste canzoni sono dei mostri a tutti gli effetti, se consideriamo come suonano e come sono state registrate. E dall’altro parlano dei miei, di mostri.

Poche parole, molti riverberi. Come è nato il disco?
Come sono sempre nate le mie canzoni: non sono mai stato molto bravo a raccontarmi, se non così. E più che nelle parole mi ritrovo nel mio suono. Mi sento più indefinito che definito.

Secondo te, PON¥, qual è il miglior luogo in cui ascoltare “Canzoni Mostri”?
Credo in viaggio.

L’album è stato registrato con un vecchio iPhone. Come mai non hai deciso di portarlo in studio?
Gli studi impongono uno standard, una metodologia, e se non hai abbastanza budget anche un suono con cui venire a patti. Io ho solo la mia idea di suono, la mia dimensione, la mia identità. Non c’era un altro modo di ottenere questo risultato se non facendo in questo modo, e (quasi) tutto da solo.

Hai detto che “la cosa più importante nel disco sono i silenzi”. Perché?
Perché mi raccontano più quei silenzi che tutte le parole del mondo. E perché anche se è un disco “piccolo” in verità ha un suono a suo modo molto ampio, libero. Quel suono sono io.

Elliott Smith, Daniel Johnston, Nico, John Frusciante. Quali tra questi (o altri) arti-sti hanno particolarmente ispirato il tuo lavoro?
Ci pensavo stamattina, e a prescindere dai nomi che hai fatto – di fatto tra le basi della mia identità musicale – per assurdo forse il disco a cui più somiglia “Canzoni Mostri” è “When” di Vincent Gallo. Per nulla un album rilevante, assolutamente non un artista che mi abbia segnato. Eppure tant’è.

Porterai “Canzoni Mostri” in tour? Qual è secondo te la migliore venue per ascoltare i tuoi brani live?
Di sicuro le mie sono canzoni da locale piccolo, raccolto o comunque da posto chiuso. Riguardo un eventuale tour ho qualche data in via di definizione, ma non molte. Non voglio infilarmi dove non sono richiesto: anche qui, preferisco una dignitosa assenza a una presenza pedante e non desiderata.

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