Dave Rowntree, dai Blur alle “Radio Songs”: «Il Fattore Stabile Della Mia Vita»

Dave Rowntree

Inizia negli anni ’70 il suo amore per la radio, quando da bambino si sedeva spesso con suo padre al tavolo da cucina, costruendo insieme a lui kit radiofonici. A Colchester, cittadina dell’Essex, a est dell’area Greater London, Dave Rowntree ha passato la sua infanzia e la sua adolescenza. E proprio qui hanno preso vita le dieci “Radio Songs” del batterista dei Blur.

Utilizzando un’antenna situata nel giardino della casa di famiglia, padre e figlio si sintonizzavano sulle stazioni di tutto il mondo, ascoltando lingue e musiche esotiche, mentre si chiedevano com’era la vista in quei luoghi così lontani. I ghiacciai islandesi, la cucina italiana, la libertà americana, le guerre nel mondo, il rock, il metal, le interviste politiche. Una scatoletta di ferro e plastica che, per Dave, rappresenta tutto il suo mondo.

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Il Teatro della Mente

Mentre Damon Albarn ha pubblicato tre album da solista e Graham Coxon ben dieci (inclusa una colonna sonora), per Dave Rowntree il periodo Covid è servito a mettere un altro punto fisso nella sua carriera. Dieci canzoni ‘alla radio’ che rappresentano il suo passato e presente, il suo amore costante per le stazioni e i kit elettronici. Un amore smisurato che molti prima di lui hanno elogiato.

Per Bruce Springsteen la musica alla radio “è la febbre di un sogno condiviso, un’allucinazione collettiva, un segreto tra milioni e un sussurro all’orecchio di tutto il paese”, per Bob Dylan “era parte della colonna sonora della mia vita”. Per Steve Allen, l’inventore dei Talk Show, la radio è “il teatro della mente”, lì dove vanno in scena i pensieri, quelli più reconditi, quelli più puri o quelli più sporchi. Dave Rowntree ha deciso di aprire la sua mente e ospitarci.

"Radio Songs" primo album solista di Dave Rowntree batterista dei Blur

Dave Rowntree: «Infinitamente Ambizioso»

Ci sono i suoni dal mondo (“Tape Measure”), c’è Londra (“London Bridge”), ci sono costanti riferimenti a colonne sonore (“HK”, “Downtown”) – lui stesso ha composto la soundtrack delle serie tv “The One” e “The Capture” – c’è l’introspezione e il passato che ritorna (“Machines Like Me”, “Black Sheep”). Il saluto finale (“Who’s Asking”) è una preghiera che sale, lentamente, da lontano, fino a illuminare tutto come un Sole d’agosto. “La radio è stata una costante per me, è stato uno dei fattori stabili della mia vita” ammette Dave Rowntree.

Per l’artista britannico l’idea di “Radio Songs” è quella di “far girare la manopola”. È come se Rowntree fosse sintonizzato su una radio statica, “giri la manopola e la canzone salta fuori. E poi giri di nuovo la manopola e la canzone si dissolve di nuovo nella statica”. “Suppongo di essere infinitamente ambizioso” precisa Dave, proprio queste ambizioni lo hanno portato a creare un album su cui rifletteva da anni.

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