Dejawood, l’album di debutto è “Alti Momenti Di Crisi” – Track By Track

Dejawood

“Alti momenti di crisi” è l’album di debutto dei Dejawood, band di stanza a Roma. Un disco che contiene i primi due anni del progetto musicale, nato nel più complicato dei periodi, e qui rappresentato dalla focus track “Intrisi”, il primo brano, che racchiude in sé tutte le sonorità dell’album: analogiche ed elettroniche, il sound desertico e quello urban, un racconto di una notte all’eccesso, tra luci ed ombre, in cui i momenti di lucidità si mescolano a percezioni incerte. 

Track By Track

INTRISI
“E volare come missili, addormentarsene intrisi, alti momenti di crisi mentre precipiti…”
La prima traccia dell’album racchiude in sé tutte le sfumature dell’album: la componente analogica ed elettronica, il sound desertico e quello urban. Il titolo INTRISI è il modo di descrivere l’intro dell’album e il modo di esserci dentro. Il testo ha riferimenti a tutte le tracce che seguono e forma il racconto di una notte all’eccesso con le luci e le ombre della notte in cui i momenti di lucidità si mescolano a percezioni incerte. 

UROBORO
“Rinasco come l’uroboro”
L’Uroboro è un simbolo molto antico rinvenuto per la prima volta nella tomba del faraone egizio Tutankhamon, databile al 1350 a.c. circa e nei millenni successivi ha preso molteplici significati più mistici e archetipici di stampo esoterico e psicoanalitico. L’ immagine dell’uroboro è rappresentata da un serpente circolare che si morde la coda formando un moto ciclico e ripetuto all’infinito. La sua interpretazione è ascrivibile al ciclo della vita, alla morte e alla rinascita, al maschile e al femminile e alla condizione della persona che soddisfa e rifiuta se stessa perpetuamente. UROBORO è un pezzo metacomunicativo, ovvero parla direttamente all’ascoltatore, ponendogli delle domande dove non c’è una risposta giusta o sbagliata. L’intento è di proporre le innumerevoli alternative che ognuno di noi può avere di fronte ad un bivio concettuale e trattarle in chiave critica. La frase centrale del brano “La Vergine Maria non è più Vergine Maria, l’hanno trovata a Brema su un cavalcavia” fa riferimento alla modifica sostanziale che la Conferenza Episcopale tedesca nel 2016 ha effettuato nella traduzione unificata della Bibbia tedesca: il cambiamento stabilisce che la vergine non era affatto più vergine ma aveva a tutti gli effetti concepito. In una nota i traduttori spiegano che la parola ebraica “Almah” significa “giovane donna” e non ha il significato di “vergine”, come è stato da sempre riportato. Questo esempio “biblico” vuole sottolineare quanto le stesse credenze religiose siano in realtà relative a latitudini e culture e mai verità assolute.

La struttura stessa della canzone è ciclica come il serpente uroboro. “Il concetto è che la verità è racchiusa tra due polarità, dove nel mezzo ci sta X, cioè nè B né A, avremmo un ventaglio di possibili realtà”. Le sonorità di Uroborosono più urbane, più crossover e moderne rispetto ai ritmi caraibici di Trenchtown. 

TRENCHTOWN
“Come un niño in gamba che conosco, che ruba alle banche peggiori del mondo”
Il pezzo si ispira al paradosso che si verificava nel quartiere di Kingston durante gli anni ‘70. Da un lato le continue lotte armate e politiche tra i quartieri rivali che contarono centinaia di morti e produssero disagio sociale, narcotraffico ed estorsione, d’altro lato il messaggio religioso, spirituale e pacifico che fece il giro del mondo grazie a musicisti come i The Wailers, Bob Marley, Peter Tosh e altri.
Il testo è una raccolta di paradossi reali o immaginari. La strumentale richiama le percussioni caraibiche in un ritmo incalzante ed energico con richiami ai suoni reggae e dancehall.

SIMBOLO 
“Voglio un simbolo di pace, che mi riporti la pace dove tutto cade”
Traccia più intima e melodica dell’album, ha a che fare con il percorso di crescita personale e con le sue difficoltà. Arriva dopo un momento di blocco esistenziale, turbamenti generati dai rapporti amicali, dalle relazioni amorose e molto altro. Tutto questo si riflette nel modo in cui ci si percepisce.
“Rimanendo da solo ho dovuto pensare a me stesso cercare un appiglio che ho poi ritrovato nelle mie radici. E un esame di coscienza sulla crescita, su quando ero un bambino e sull’uomo che sono (siamo) ora. In quel periodo ho fatto molti sbagli ego distonici, “bevevo” molto ad esempio e mi sono legato a persone che sono state dannose per me. Però adesso da qualche parte ho piantato le radici su un terreno più stabile e mi sento slegato dalle mie stesse corde. Ora c’è la possibilità di pensare al futuro come qualcosa di possibile. Il Simbolo di pace è lo scrivere e fare musica. Poi ognuno ha il suo”.

È un esame di coscienza che prende forma e si dà forza per riconoscere gli sbagli del passato, l’ingenuità del passato, fino ad arrivare ad un presente più o meno sicuro, il processo è quindi quello di accettare la condizione di smarrimento e ritrovamento di se stessi così com’è. Le parole chiave di questo brano sono “Crescita”, “Passato”,  “Presente”, “Futuro”, “Piantare le Radici”, “Gli sbagli” e le “Rivincite”. Nel testo come nella strumentale c’è lucidità e tanta razionalità. Il Simbolo di Pace arriva “dove tutto Cade e Tace”, ovvero nel senso di vuoto.Il groove congolese fa da collante per tutta la sessione ritmica del pezzo dall’inizio alla fine, con chitarre e piani che si intrecciano e si inseguono l’un l’altro. Ha un mood a tratti Lo-Fi e a tratti Trap. 

INSI
“Dal punto di vista di chi sta a guardare è normale pensare di non gravitare”
Brano che ha bisogno di poche interpretazioni, è uno sfogo retorico ma non banale di argomenti e tematiche attuali che si presentano nella vita di tutti i giorni così come nei massimi sistemi. La strumentale ha il sapore low-fi in cui temi di chitarra dal gusto asciutto e deciso fanno da venatura all’intera struttura del pezzo, fino ad arrivare ad un finale completamente strumentale ampio, aeroso e profondo.

BOBBI
“Non ci pensare all’indomani stai qua e la serata all’alba non finirà”
Il brano più spensierato e solare dell’album. Festa, amici, spiaggia e … . 

HO BISOGNO DI PIU’ TEMPO
Brano interamente strumentale tutto a carattere 808, samples e Synth. La ritmica evolve per far spazio alle chitarre che creano sensazioni di sospensione del tempo. Da qui il titolo del brano.

DAGHERROTIPO
“Rimani ferma dove sei sono un dagherrotipo, hai una luce stupenda e voglio ricordarti”
L’immaginario è quello del passato in uno scorrere di strofe che vanno a ritroso nel tempo: dal vecchio iconografico Far West passando per quello mitologico del Bene e Male ed arrivare al momento in cui il tempo semplicemente non esisteva. La strumentale è energica e cattiva che si conclude con un finale aperto dove impervia il canto mongolo e il loop ipnotico di chitarra.

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