Cara: “Il Mio Nome Per Lucio Dalla: In Bilico Tra Evasione E Staticità. Con Fedez? Scambio Umano E Musicale”

Innamorata della musica fin da piccola, Cara (nome d’arte di Anna Cacopardo, 23 anni da Crema) è uno dei nomi più interessanti della nuova scena musicale italiana. Semifinalista al Tour Music Fest nel 2017 e finalista nel 2017 all’Area Sanremo Tour, dopo l’esordio con il singolo “Mi Serve”, Cara pubblica nel 2020 il primo EP “99” contenente “Le Feste di Pablo” feat. Fedez che ha superato i 25 milioni di ascolti su Spotify.

Nel 2021 Cara collabora nuovamente con Fedez in “Fuori Dai Guai”, contenuta nel disco “Disumano”. Il 2022 si apre con “Il Primo Bacio” e seguono “Preferisco Te” feat. Chadia Rodriguez e “Que Tal” con Boro Boro. Il 28 giugno Cara è protagonista del Love MI in piazza Duomo e il suo ultimo singolo è “Come Mai” in cui canta <<l’entusiasmo della mia Generazione che va a braccetto con lo sconforto>>.

Partiamo dall’inizio: da dove proviene il nome Cara?
Il mio nome d’arte viene dal brano di Lucio Dalla “Cara”, è una canzone che mi è vicina da quando sono piccola, mi risuonano sempre in mente le frasi “conosco un posto nel mio cuore dove tira sempre il vento” e “io che qui sto morendo e tu che mangi il gelato”. “Cara” è un pezzo che riesce a confortarmi in ogni momento. Lucio Dalla ha sempre fatto parte dei miei ascolti e un giorno mi sono svegliata e ho capito quale volevo fosse il mio nome d’arte.

“Come Mai” è il tuo nuovo singolo e canti: “Ricominciare da zero e andare via, tipo Tokyo, Ibiza e poi volare a Berlino”. Come nasce questa voglia di evasione? Dove ti vedresti bene a vivere?
Questo pezzo nasce proprio dal bisogno di andarmene via per un po’. Quando l’ho scritto avevo voglia di fare un viaggio, e Berlino è il primo luogo in cui tutt’ora mi piacerebbe andare. È una città da cui mi sento attratta e vorrei andarci per scoprire nuovi mondi e mescolarmici. Spero di riuscire ad andarci presto, lì mi ci vedrei bene a vivere, così come in un’atmosfera londinese, però in realtà mi piace anche stare a Milano, facendo musica ci voglio comunque rimanere per un po’. Per ora la voglia di evasione si limita al viaggio, sono sempre stata attratta come una calamita dalle storie e penso che ogni posto e ogni volto ne raccontino di tante e di diverse. Insomma, credo di aver bisogno ogni tanto di dirmi che c’è altro, penso sia utile anche per concentrarmi di più sul presente, cosa che spesso mi riesce complicato a causa del pensiero costante che ho del futuro. C’è una frase a cui sono molto legata che associo a questo, è nel brano “Me in 20 years” di Moses e dice: “Sono diventato il buco nero che temevo? Chiedimelo tra vent’anni”.

Nel brano avverto una situazione di staticità generazionale, sei d’accordo? Moltissimi ragazzi con la pandemia sono rimasti inattivi, non lavorano né studiano, sono in un limbo e vengono chiamati “Neet”. Cosa ti senti di dire a tutti loro?
Penso che la staticità generazionale sia presente in molti dei miei brani, è uno stato d’animo che immagino dipenda dalla quantità di stimoli da cui siamo costantemente bombardati, e in tutto questo caos la pandemia ha chiaramente peggiorato le cose. Quello che mi sento di dire a tutti i ragazzi che provano questo senso di immobilità è che siamo tutti sulla stessa barca, che è una barca grande dove c’è spazio per chiunque. Vorrei dire loro che il tempo non esaurisce e che ognuno ha diritto di seguire un ritmo che sia solo il proprio. Penso che il senso di immobilità derivi anche da un concetto errato che spesso i ragazzi assimilano e che riguarda il fallimento, è come se in tutto questo caos non sia concesso a nessuno di fallire e quindi “tanto vale non provarci neanche”. Ecco, io voglio contrastare il più possibile questo messaggio che si insidia nelle menti della mia generazione, perché chiunque fallisce e chiunque ha davanti a sé un percorso lungo e complicato. Per me la soluzione è cercare di alimentarmi come posso con tutto quello che mi può essere di stimolo.

“Come Mai” arriva a pochi mesi da “Preferisco Te” feat. Chadia Rodriguez e si muove tra female power e cassa dritta. Qual è la tua vera anima musicale? Con quale genere ti senti più a tuo agio?
Penso che adesso i generi siano sempre più mescolati e per me è positivo. Io non ho mai voluto incasellarmi in un genere, ho sempre cercato di sperimentare e seguire il mio istinto. “Come Mai” e “Preferisco Te” sono due brani che raccontano bisogni e sensazioni differenti, anche se penso ci sia un filo conduttore che li lega, che è lo stesso che accompagna gli altri miei pezzi.

Nel 2019 pubblichi “Mi Serve” in cui elenchi, tra le varie cose, “un parco giochi nella testa, un’altalena nel salotto, una tempesta che mi somiglia…”. Ora, nel 2022, cosa credi ti serva invece?
Adesso mi serve rimanere concentrata senza lasciarmi dirottare troppo dai pensieri negativi che spesso mi sono stati di intralcio. Tendo a rimuginare molto e a volte rimango incastrata. La mia mente è sempre stata la mia zona di comfort, come racconto con “Mi Serve”, ma a volte mi chiude anche in una bolla senza via d’uscita e in realtà le immagini sopra riportate raccontano entrambi questi aspetti della mia immaginazione. Quello che “mi serve” ora è di continuare a sedermi sulla mia “altalena nel salotto”, mantenendo però sempre la capacità di fermarla quando ho bisogno di appoggiare i piedi a terra.

Il 2020 è stato l’anno del primo EP “99” che inizia con “Tevere”, cosa ti lega alla città di Roma?
Quello che mi lega a Roma è proprio il distacco. È una città che mi ha sempre affascinato, ma che ho sempre visitato da turista. A volte quando non conosci ancora bene una cosa hai paradossalmente più voglia di immaginarla, perché la immagini come vorresti che fosse, un po’ come quando si scrive un racconto di fantasia. Io ho immaginato spesso che delle storie, come quella di “Tevere”, potessero avere luogo all’interno di contesti sempre diversi.

Nel 2021 pubblichi il brano “Il Primo Bacio”. Vuoi raccontarci del tuo primo bacio?
Il mio primo bacio è stato intorno ai quattordici anni, uscivo con un ragazzo della mia scuola che mi piaceva da morire. Penso che per tanti il primo bacio diventi una storia divertente da raccontare, e nel mio caso effettivamente è così, è diventato è un bel ricordo.

“Le Feste di Pablo” insieme a Fedez ha oltre 25 milioni di ascolti su Spotify. Ti aspettavi tutto questo successo? Poi hai partecipato alla sua “Fuori dai guai” con un riscontro eccezionale. Come hai conosciuto Fedez?
“Le Feste di Pablo” ha rappresentato un viaggio incredibile per me, è stato un momento molto importante. Ho conosciuto Fede in studio dal mio produttore Davide Simonetta, abbiamo avuto un bello scambio, umano e musicale. A distanza di qualche tempo abbiamo collaborato ed è stato tutto molto spontaneo e inaspettato, come credo un po’ tutte le cose più belle.

Ti sei esibita al Love MI in piazza Duomo, che esperienza è stata? C’è un tour all’orizzonte?
Cantare in Duomo è stata un’esperienza pazzesca, c’era un clima veramente coeso e in un momento come questo penso sia la cosa più importante, ora che i concerti stanno riprendendo e si può tornare gradualmente a stretto contatto. Per quanto riguarda il futuro, al momento sto lavorando a un po’ di progetti…

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