Zanzu: “Metto In Moto I Sentimenti Dei Miei Personaggi”

Giacomo Zanzucchi in arte Zanzu è un cantautore romano nato e cresciuto a Montesacro, laureato in Filosofia. Nel 2020 inizia a scrivere e suonare i suoi brani che raccoglie nel suo primo EP omonimo pubblicato esclusivamente su Bandcamp.

Curioso e dinamico, Zanzu raccoglie nel suo primo EP sette brani ispirati alle sue letture, alle sue passioni e alle suggestioni del suo vissuto, ispirandosi alla tradizione italiana ma anche alle proposte internazionali, dai The War On Drugs a Gino Paoli, da Lucio Dalla a Mac De Marco.

Ecco l’intervista a Zanzu!

Ciao Giacomo! “Zanzu” è un lavoro di scrittura cominciato nel 2020, cosa possiamo trovarci dentro?
Nelle canzoni di “Zanzu” ho voluto esprimere la mia idea della libertà e delle sue espressioni. La Natura è la prima fonte di libertà che conosco. Le canzoni parlano del mare e dei profili dei monti, di steli d’erba fresca e di cieli sconfinati, in cui perdersi e ritrovarsi. L’altra realtà che permea tutti i brani è l’Amore; tutti i personaggi delle canzoni sono infatti descritti nel loro rapporto con l’amore. Ad esempio, “Natasha” parla di un amore malato, ossessivo e per questo impossibile; “Corto Maltese” racconta l’amore per il viaggio che, per Corto, è più forte dell’amore per una donna; “Tornanti” racconta di un amore finito male mentre, al contrario, “Cose Strane” parla di quell’amore ingenuo e senza confini, forse il più bell’amore possibile.

Il disco contiene 7 canzoni ispirate alle tue letture e alle tue passioni, quali sono?
Si, sono un grande amante di filosofia e di narrativa, leggo continuamente romanzi (ultimamente sono innamorato del realismo magico sudamericano come “I detective selvaggi”, di R. Bolano). Nelle canzoni, per l’appunto, ci sono molti riferimenti letterari; come “Natasha”, ispiratami da “Limonov” di E. Carrère, o come “Corto Maltese” in cui è riportata una traduzione della poesia “Sensazione” di A. Rimbaud. Nella scrittura delle canzoni, inoltre, sono stato ispirato moltissimo dalla passione per la moto e in particolare per il viaggio in moto, come si può capire dalla copertina dell’EP. Credo che la lettura e la musica sono due temi strettamente connessi. Entrambe, infatti, riescono a mettermi in contatto con la mia interiorità.

A livello di sound oltre a The War On Drugs e Mac DeMarco, io ci sento tanto il cantautorato italiano anni ’70 di Gino Paoli e Lucio Dalla ma anche un po’ di Baustelle. Sbaglio? Quali sono stati i tuoi riferimenti per il disco?
Non sbagli affatto, anzi mi fa piacere perché sono due dei miei cantautori preferiti. Quando ho iniziato a scrivere questo EP ero pieno di testi, poesie e pensieri. Proprio grazie al cantautorato ho subito sentito che la naturale evoluzione dei miei scritti era in musica. La passione per questo mondo nasce molto tempo fa, fin da bimbo, con De Gregori, Conte, Paoli, De André, Mina ma ricordo che quando ho scoperto i Baustelle, ed ero già più grandicello, sono rimasto subito meravigliato. Il cantautorato è una genere senza tempo. Il sound dell’album, invece, è stato messo a punto tramite il confronto con i gusti e le volontà del mio amico Marco Blarzino, con cui ho prodotto tutte le canzoni e che ha guidato la musica nella direzione giusta, spesso sorprendendomi. L’influenza di Mac DeMarco, inoltre, è stata molto importante per il sound dell’EP. La sua musica mi è sempre stata vicina in questi due anni. Come scordarsi delle sgambate in bicicletta sotto il sole con la sua musica sghemba e pura nelle orecchie?

La copertina è un ingranaggio? E cosa mette in moto?
Spero metta in moto, prima di tutto, i sentimenti di chi ascolta le canzoni. Credo che tutti abbiano la possibilità di provare qualcosa ascoltando una canzone se si è disposti a mettere in moto la propria intimità e questa bellissima grafica di Davide Rossi Doria mi sembrava il più bel modo di dirlo. Il motore, infatti, è l’anima della moto e del viaggio così come il cuore lo è del corpo.

Quante “Notti Bianche” hai avuto negli ultimi due anni?
Per fortuna non le ho contate. “Notti bianche” è una dichiarazione d’amore, una richiesta di aiuto che suona come una ninna nanna.

Credi che la laurea in filosofia ti abbia in qualche modo aiutato nella stesura dei brani?
Sicuramente lo studio della filosofia mi ha aiutato a conoscere la profondità delle cose e a descriverle, ha svelato delle parti della realtà che mi sarebbero rimaste sconosciute e questo ha sicuramente stimolato la mia curiosità artistica. Scrivere una canzone su dei concetti filosofici è una sfida difficile ma molto utile per conoscere il rapporto con il mondo. Per questo sono molto contento di essere riuscito con “IO/OI” a mettere in musica alcune delle domande esistenziali che mi sono posto. Per certi versi, è la canzone dell’EP di cui sono più contento.

Puoi darmi un aggettivo per ognuna delle canzoni di “Zanzu”?
TORNANTI – Raggiante
NATASHA – Russa
IO/OI – Profonda

COSE STRANE – Pura
ELDA – Dolce
CORTO MALTESE – Libera
NOTTI BIANCHE – Sincera

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.