
Avete presente quell’amico che non beccate da tanto tempo, quella bravo e talentuoso che per un paio d’ore vi apre le porte di casa e tiene banco con racconti di vita vissuta, canzoni, letture e spunti di riflessione? Ecco, traslate tutto nella dimensione teatrale – in questo caso gli Arcimboldi di Milano – ma soprattutto sedetevi comodi e godetevi le due ore e passa in compagnia di un sontuoso Manuel Agnelli accompagnato dall’intero scibile musicale di Rodrigo d’Erasmo, compagno di ventura negli Afterhours e in questo tour teatrale.
Bandita la noia, in “An Evening with Manuel Agnelli” si rimane incollati al seggiolino a godersi i racconti di improbabili viaggi nella Berlino in piena Guerra Fredda con tanto di incontro ravvicinato con la Polizia della Germania Democratica – “Ci hanno arrestato ma subito rilasciato dopo che han capito che eravamo due coglioni” – ma anche di fan troppo morbose, stage diving con rischio di evirazione, branchi di macachi con intenzioni bellicose cacciati brandendo un sandalo durante un’avventurosa vacanza in India assieme a Emidio Clementi dei Massimo Volume.

Diverte e si diverte, Manuel Agnelli, e con esso il pubblico che ha riempito la sala milanese, ma lascia spazio anche per far riflettere: la lettura delle dichiarazioni rilasciate da Goering durante il processo di Norimberga sulla necessità di inculcare la paura nella popolazione per far sì che possa guardare con favore alla guerra, sono un agghiacciante pugno nello stomaco per quanto suonino sinistre anche riportate ai tempi moderni. E poi c’è la musica a far da padrone: i successi degli Afterhours, in primis.
Dalla lisergica “Male di Miele” a “Padania”, usata nel finale della serie “1994”, passando per “La Vedova Bianca” (insieme all’amico Greg Dulli) e “Non è per sempre” – diventato in realtà un vero e proprio featuring fra il cantante e il pubblico che ne ha cantato il ritornello all’unisono. E ancora “Strategie”, “Bye Bye Bombay” ma anche le più recenti “Non voglio ritrovare il tuo nome” e “L’odore della giacca di mio padre”, anticipata da una toccante dedica proprio al genitore la cui scomparsa ha rappresentato per Agnelli uno dei momenti di svolta della vita, mettendolo di fronte al cambiamento di priorità e valori.

Ma nel corso della serata c’è stato spazio anche per le cover: dai Joy Division (“Shadowplay”) a Bruce Springsteen (“Lost in The Flood”) e Daniel Johnston (“True Love Will Find You In The End”) , passando anche per una sorprendente “Videogames” di Lana Del Rey, conosciuta grazie agli ascolti della figlia quattordicenne, con tanto di mea culpa per essersi lasciato spesso guidare dai preconcetti sulla musica attuale, capace invece di regalare ancora brani di spessore. E, ancora, un tributo a Lucio Battisti (“L’Aquila”), a Nick Cave (“Skeleton Tree”) e ad Elvis Costello (“Shipbuilding”) che hanno guidato il pubblico presente verso la meritata chiusura con “Ci Sono Molti Modi”. E alla fine si è usciti dal teatro con quella piacevole sensazione di essere più ricchi nell’anima.