Manuel Agnelli, Capitano di un’epoca che non passa mai di moda

Manuel Agnelli in tour nei teatri dall'8 novembre con "An Evening With Manuel Agnelli" con canzoni di Afterhours e cover

Il Capitano Manuel Agnelli e il Timoniere Rodrigo D’Erasmo aprono il nuovo tour all’Auditorium Conciliazione di Roma tra cover, hit degli Afterhours e momenti divertenti e di riflessione.

Con il concerto al Mediolanum Forum del 2018 che ha celebrato i 30 anni degli Afterhours, in cui sono saliti tutti i membri della band negli anni (anche Dario Ciffo), si è chiuso un grande cerchio iniziato con l’addio a X Factor, continuato con il programma Ossigeno su Rai Tre e culminato con l’apertura del suo nuovo locale, Germi, con lo scopo di dare risalto ai nuovi musicisti.

Ora il cantautore milanese si siede sul suo divano di palco e racconta, suona e fa divertire il suo pubblico. Non c’è nessun album da solista, nemmeno l’idea, visto che gli Afterhours sono sempre stati e sempre saranno Manuel Agnelli.

Manuel Agnelli X Factor

In molti hanno ipotizzato che Manuel abbia dato con questi atti l’addio all’indie per entrare in via definitiva nel mainstream e diventare un personaggio televisivo. Ma se ben ricordate, nei primi anni 2000, Manuel un personaggio televisivo lo era già, visto che gli After conquistavano pienamente le heavy rotations di MTV e di tutte le tv musicali dell’epoca. E poi “indie” è un termine che lasceremo ai vari Calcutta e Gazzelle, non di certo a lui.

“Ma so che so camminare dritto sull’acqua e su quello che non c’è” – fondamentalmente è questo ciò che ha sempre fatto Agnelli, sapeva la sua strada e l’ha percorsa. Momenti bui tanti, una sola luce: lui. Grazie ai compagni Roberto Dell’Era, Xabier Iriondo, Fabio Rondanini, Rodrigo D’Erasmo, Enrico Gabrielli, Dario Ciffo, Cesare Malfatti e tanti, tantissimi altri. Non ultimo il suo braccio destro Rodrigo D’Erasmo che lo accompagna anche in questa nuova avventura.

E allora come un meneghino Jimmy Fallon, Manuel diventa esso stesso protagonista del suo show, la sua vita dinanzi al pubblico in 4K. Una sfilza di cover riarrangiate per dare loro nuova identità di autori diversi per toccare tutti i decenni, un reading (“un lungo estratto da ‘Fuochi’ di Roberto Farina”) e una poesia del poeta romano Trilussa (“Vipera”) completano la formazione dei mille al Conciliazione dinanzi agli occhi dei due artisti.

Afterhours dal vivo al Cinzella Festival 2019
Afterhours – Foto di magliocchetti

Non un concerto, non uno show vero e proprio ma una chiacchierata con il tuo migliore amico che non riesci a rivedere ormai tanto spesso causa lavoro, figli e altri impegni. Ma lui c’è sempre ed è proprio come te lo ricordavi, uguale, solo con la barba e qualche anno in più.

“Era il 1987, due anni prima della caduta del Muro, ero a Berlino – città che ha influito tantissimo nella mia formazione musicale – con un amico, venimmo arrestati ma subito rilasciati per la nostra faccia da scemi…mi trovavo sul divano di una ragazza, carinissima, pagavo 10 marchi al giorno per sentire il suo ragazzo che se la s****** tutte le notti…non ho mai fumato ma allora avevo preso l’abitudine di farmi di Maria..mi svegliavo con gli occhi gonfi nel mio letto, facevo due-tre tiri e tornavo a dormire…e poi ricominciava il giro…ed è allora che ho scritto questa” – Manuel, dall’alto dei suoi racconti, inizia il viaggio con “Male Di Miele” e continua con uno degli ultimi cantautori degni di nota, Daniel Johnston e la sua “True Love Will Find You In The End”.

Il mal di vivere, la new wave e Berlino, quella città che in passato ha ispirato Lou Reed, David Bowie, Iggy Pop e Ian Curtis. Proprio dei Joy Division è quella “Shadowplay”, armoniosamente costruita chitarra, piano e voce da Manuel e Rodrigo seguita da “Lost In The Flood” di Bruce Springsteen (“è la canzone più richiesta dal vivo al Boss ma lui non la fa mai…abbiamo allora deciso di farla noi, per voi”).

“Sono stato molto sorpreso di ritrovare una nostra canzone nel finale di una serie, 1994. Ricordo quegli anni, ’92, ’93 e ’94, erano gli anni di Tangentopoli, quando tutto sembrava cambiasse…e poi non è cambiato un cazzo..” – anticipa “Padania”, uno dei recenti capolavori degli Afterhours.

Grazie alla figlia Emma ha scoperto alcune delle nuove canzoni e interpreti della musica degli ultimi anni e l’ha fatta sua: Manuel al piano regala una versione ancora più toccante (ed eterea) dell’originale “Video Games” di Lana Del Rey – e sembra proprio dedicata alla sua progenie.

Tra brani degli Afterhours – “Strategie”, “Non è Per Sempre”, “La Fine è la più importante”, “Ci sono molti modi” – e chiacchierate in Veneto (“Alla fine dei concerti facevo sempre stage diving fino a che una volta mentre cantavo “Posso Avere Il Tuo Deserto?” – nella parte ‘Razionalità, razionalità’ – una non mi ha provato letteralmente a strappare il c****… da allora non sono più sceso dal palco”) si staglia l’ombra lunga dei Fab Four e arriva “The Long And Winding Road” seguita qualche brano dopo da una “cover appositamente dedicata alla città”: “L’Aquila” di Lucio Battisti.

Quasi venti anni fa, un viaggio in India e poi un disco (“Quello Che Non C’è”) che ha, probabilmente, consacrato Manuel Agnelli nell’olimpo dei grandi della musica italiana:

“Era passato il nuovo millennio, decisi di tagliarmi i capelli e di fare un viaggio in India con Emidio Clementi, leader dei Massimo Volume. Mentre eravamo a Varanasi, sulle rive del Gange, stavo insegnando qualche mossa di kung fu a Emidio e venimmo rincorsi da un branco di scimmie, salimmo per scappare e presi il mio sandalo in mano per irretirle…e funzionò! Poco dopo raccontammo tutto al gestore di quella specie di albergo e ordinò al figlio di 8 anni di mandare via le scimmie, lo fece con un semplice bastone. Le scimmie in India sono più pericolose degli elefanti e dei leoni. Tornai e scrissi questa” – il lunghissimo e divertente racconto di Manuel si lega a uno dei momenti più iconici della storia degli Afterhours e legata probabilmente alle tre parole più stampate sulle magliette nei primi anni 2000: IO NON TREMO. “By Bye Bombay” resta ancora lì e proprio grazie a quel viaggio in India Manuel è quel che è oggi.

Due ore e trenta minuti dopo e due bis (“Noi torniamo sempre ma non è così scontato che il pubblico voglia, grazie per richiamarci ogni volta”), Manuel e Rodrigo scrivono la parola fine sulla data zero del tour e mandano tutti a letto in un lunedì uggioso con la cover di “Skeleton Tree” di Nick Cave (“Due anni fa andai a vedere un artista incredibile al Forum, il suo concerto è stato commovente”).

Rocker, showman, performer, autore, musicista, padre, in due parole Manuel Agnelli. Il leader degli Afterhours ha rappresentato la storia della musica italiana degli ultimi 25 anni e alla giovane età di 53 anni ha ancora dinanzi un lucido futuro.

Afterhours

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