
La prima volta può essere un caso, la seconda un indizio, la terza la prova. Se non schiacciante e decisiva, quantomeno dotata di un proprio peso specifico: l’edizione numero 13 di X Factor ha proprio l’aria di quegli aerei giganteschi pieni fino al limite della capacità massima di carico e con grosse difficoltà a staccarsi dalla pista.
E meno male che Mara (un po’ come Silvio per un certo elettorato) c’è: fra parolacce, ammissioni di ignoranza – oggetto Don’t look back in anger degli Oasis – gag e scelte musicali azzeccate, la veterana della giuria ci mette la quota frizzante dello show, mentre i colleghi sonnecchiano distribuendo tante carote (ci fosse stato Nuela, sarebbe andato in sollucchero) e poche metaforiche bastonate.
E menomalissimo, porgendo solennemente scusa a qualche Accademico della Crusca che trovandosi a leggere queste righe dovesse avere comprensibili crisi di ripugnanza di fronte a quel superlativo inventato lì per lì, soprattutto che Mika c’è. Il super-ospite della prima puntata, chiamato in veste di giudice aggiunto con il compito di salvare uno dei tre concorrenti in ballottaggio a fine serata, si rivela la vera mina vagante, tanto sensibile nel parlare della sempre delicata questione della discriminazione sessuale quanto lingua lunga nel sollevare qualche dubbio sul sistema dei talent invitando i suoi colleghi a non ascoltare le voci che hanno nelle orecchie e decidere seguendo soltanto il loro cuore.
Che ci vuoi dire, caro Michael Holbrook Penniman Jr.?
A conclusione, l’attacco frontale anziché no, a Giordana Petralia, accusata di essere troppo vecchia, musicalmente e non solo: una provocazione per spronare la giovane siciliana, non più presente in quel momento in studio causa minor età che impone il coprifuoco allo scoccare della mezzanotte, a fare meglio provando a liberarsi della sua coperta di Linus (aka arpa) per valorizzare al meglio il proprio talento.
Sotto l’aspetto della gara, sono emerse subito le difficoltà di Sfera Ebbasta, che si è trovato due delle sue tre concorrenti in ballottaggio, rischiando anche il tre su tre se non fosse stato per Enrico Di Lauro che, travolto dalla coraggiosa quanto rischiosa scelta di Malika di farlo confrontare con “Love will tear us apart” dei Joy Division, fa passare in secondo piano la zoppicante versione de l'”Ultimo bacio” portata da Sofia. Poco azzeccate le scelte del trapper di Cinisello, fra una Lizzo depotenziata dalla pur brava Maryam – suo malgrado nella storia di questa edizione per essere stata la prima a salutare la compagnia – e un XXX Temptacion trasformato in coro angelico dalla ragazza con l’arpa.
Qualche difficoltà anche per i giovani di Malika: detto di Enrico, non miglior impressione ha destato Lorenzo Rinaldi e la sua versione (fin troppo) intima di Don’t look back in anger. Decisamente meglio invece i concorrenti dei roster di Samuel e Mara: fra le band, ovazione come da prassi per i Booda, mentre sorprende il duo rap dei Sierra e la loro versione à la Anastasio (ovvero con testo riscritto da loro) di “Roar” di Katy Perry. Se la cavano i Seawards, alle prese con Pyro dei Kings of Leon, malgrado qualche difficoltà iniziale.
Negli Over convincente la prova di Eugenio Campagna, elogiato dallo stesso Aiello per la cover di Arsenico, bene Nicola Cavallaro che cavalca alla grande le sfumature blues/rap di Childish Gambino, forse troppo ingessato Marco Saltari alle prese con Sixto Rodríguez e la sua Sugar man.
Giovedì secondo round, con la speranza di poter smentire le tante voci critiche di chi parla, dopo una sola puntata (turni preliminari esclusi), dell’edizione meno entusiasmante del talent musicale per antonomasia. Possibilmente senza le illazioni di un Mika di turno e le sue strane richieste di non ascoltare le voci che ronzano nelle orecchie…