Attraversare Milano, rinunciare a una comoda serata casalinga pigiama e ispettore Coliandro, sfidare il freddo del dicembre milanese, il traffico dell’ora di punta e i lavori stradali sulla linea del tram che porta al Fabrique: difficile rinunciare all’idea di andarsi a vedere l’unico passaggio italiano di Charlotte Gainsbourg (ottimamente supportata da LIM, anima femminile del duo Iori’s Eyes, ora in progetto solista) per il suo tour di “Rest”, l’album uscito nel 2017 e che per la prima volta l’ha vista cimentarsi nel ruolo di cantautrice e non di semplice interprete come accaduto coi lavori precedenti.
Ve lo dico subito, ne è valsa la pena.
Scenografie basiche e tanto spazio ai giochi di luce, la Gainsbourg lascia che a parlare siano il suo charme magnetico e carismatico ma, soprattutto, la sua musica. Un’ora e venti di show – cominciato in perfetto orario alle ore 22 – in cui l’attrice anglo-francese figlia di Serge Gainsbourg e di Jane Birkin porta il pubblico all’interno del suo mondo, alternando momenti più scatenati con altri più intimisti, durante i quali aleggia forte sul locale – per l’occasione in versione più “intima” e con capienza dimezzata – la presenza dalla mai dimenticata sorella Kate Barry, la cui tragica morte è stata la molla che portato Charlotte a scrivere il proprio ultimo lavoro discografico e a cui ha dedicato la serata in uno dei rari momenti in cui si è concessa all’interazione con il pubblico.
E proprio le canzoni di “Rest” hanno fatto da colonna portante alla scaletta: da “Ring‐a‐Ring o’ Roses” a “Deadly Valentine”, passando per la struggente “Kate”, naturalmente in memoria della sorella scomparsa. Nel corso dello show non sono di certo mancati ripescaggi dai precedenti lavori mentre c’è da segnalare nella seconda parte la commuovente cover di “Runaway” di Kanye West.
Il gran finale, culminato nell’omaggio a papà Serge, è stato al contempo un ritorno alle origini e la chiusura di un cerchio: se infatti nel 1984 “Lemon Incest” fu la canzone che la vide per la prima volta sulle scene musicali, incisa allora quattordicenne in duetto proprio con il padre, ieri è stata la miglior conclusione di un concerto di assoluto spessore.
SCALETTA
Lying With You
Ring‐a‐Ring o’ Roses
I’m a Lie
Heaven Can Wait
Sylvia Says
Paradisco
Les Crocodiles
Deadly Valentine
Kate
Charlotte For Ever
Rest
The Songs That We Sing
Remarkable Day
Les Oxalis
Runaway (Kanye West cover)
-Unknown-
Lemon Incest