FOXTROTT: la recensione di “Meditations I-II-III” (2018)

NOME

Foxtrott

GENERE

Elettronica/Ambient

ESORDIO

Shields EP (2012)

ULTIMO ALBUM

Meditations I-II-III (2018)

COPERTINA

Cover copertina album "Meditations I-II-III" Foxtrott

ELENCO CANZONI

Intuition
WAIT
Where love abounds
Better with you
Melting woods
For as long as
Wide awake
Deliver
Take me i’m here

VIDEO/SINGOLI DALL’ALBUM

PUNTO DI VISTA

Synth conturbanti e vocalità scure dai molteplici toni intensi ed ammalianti: quasi una Lorde più complessa, più soul ed articolata.

Con Foxtrott si assiste a un fenomeno di strano ed accattivante déjà-vu. Un po’ come se Imogen Heap e Fever Ray si fossero incontrate a metà sentiero per salutarsi, fare un tratto di strada assieme lungo un percorso magico e favolistico. Una traversata dai passi felpati e sensuali, che vede nell’utilizzo minimal delle tastiere, come quello apprezzabile in “Deliver” (singolo di punta dell’album) il suo compimento elegante, e in un’intonazione da Tori Amos il tocco sericeo del velluto sulla pelle e sull’udito.
Inutile fingere che sia ancora conosciuta al grande pubblico nonostante abbia già raggiunto più di un lume della ribalta: originaria del Quebec, vocalist autodidatta, cantautrice e produttrice indipendente della Montreal francofona, Marie-Helene Delorme ha sviluppato il suo pop indietronico sperimentale (un eclettico mix di reggae, hip-hop e musica elettronica) nel dominio intimistico e meraviglioso che risponde al nome di Foxtrott.

Foxtrott recensione di "Meditations I, II e III"

Dotata di un DNA musicale unico nel suo generereggae, soul, jazz e musica classica – Foxtrott trae ispirazione da mondi musicali multipli senza restare imbrigliata ad alcun genere specifico:

“Ecco come lavora il mio cervello: assorbo l’energia di un pezzo che mi piace, e poi cerco di riprodurne la sensazione, l’effetto fisico, senza copiarne i codici. Questo processo è ciò che più mi entusiasma”.

Da quando si è svelata al mondo con lo pseudonimo di Foxtrott, con l’EP Shields” (2012) e l’album di debutto A Taller Us (uscito nel 2015, nominato ai Polaris e pubblicato con One Little Indian) le sue ferrigne linee di basso, le melodie accattivanti e il candore dei testi l’hanno portata a New York, Londra, Berlino e oltre. Ha stregato critica e addetti ai lavori col fascinoso appeal di uno stile unico, sintetico e stravagante, femmineo e ricercato. Nella produzione e nell’esecuzione di “Meditations I-II-III”, Marie-Helene ha compiuto un importante passo avanti dopo l’acclamato “A Taller Us” (album del 2015). Qui, Delorme prosegue il suo viaggio musicale, portando la sua produzione a livelli concorrenziali: grezza e al contempo raffinata, ricca di sintetizzatori analogici, registrazioni sul campo e sound retrò accompagnati da voci flautate ed emozionanti, dando vita a un’opera che rispecchia in pieno la sua realizzazione personale.

Foxtrott recensione album

Attraverso la meditazione infatti, e la musica stessa come meditazione, Foxtrott coltiva la pace interiore nel fragile giardino della sua intimità. Acquisendo sicurezza nel confrontarsi con un mondo tortuoso, dopo anni di lotta con le ansie dovute a un clima ostico vissuto in famiglia, “Meditations I-II-III” si manifesta come il prodotto di un incantesimo, l’esito spirituale di un viaggio in tre tappe alla ricerca di una connessione con qualcosa al di là di se stessi. Le tracce si sono generate e sviluppate durante un solitario ritiro nel sud-ovest del Messico, incorporando anche suoni ambientali e urbani del suo viaggio nella musica, come proteste e sirene della polizia, contaminate da intercapedini soul e sonorità tribali.

Magia e suggestioni musico-cinematografiche (“Wide Awake” fa pensare alle atmosfere dark di Hocus Pocus e Nightmare Before Christmas, “Take Me I’m Here” invece all’electrowave dei Disclosure) intensificano la volontà di abbandonarsi alla seduzione di questo piccolo incanto.

“Meditations I-II-III” è un piccolo gioiello di design ed arte intimista, il cui insieme di colori avvolge e porta l’ascoltatore in un altro universo.
Brani strumentali dalla produzione ricca di suoni eterei, decentrati, dai beat terrosi e dalle percussioni scintillanti sono il punto di forza di quest’album, dove non è sempre necessario il tepore della voce ad acquietare l’uditore ed accompagnarlo nella propria dimensione personale (e gli ultimi tre brani con cui l’artista si congeda ne sono un perfetto manifesto). Una dimensione da cui difficilmente si riesce e si vuole uscire, una volta entrati.

VOTO: 7,5

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