
“L’Inverno è un rito del paesaggio” è il nuovo EP del duo Est Sesia Boulevard composto da Elizabeth Pellegrini e Gianluigi Ubezio. I due musicisti esplorano il proprio paesaggio interiore, i dubbi, le paure e le domande che ci hanno accompagnato. Con un continuo gioco di interconnessioni tra mondo interiore e mondo esteriore, senza confini netti o stabili, il duo pone al centro del progetto proprio il paesaggio.
Se nel precedente lavoro, “L’estate è un rito di passaggio” pubblicato nell’autunno del 2024, la dimensione del paesaggio era già presente come impressione sfumata, in questo nuovo EP esso prende il ruolo centrale, simbolo di un processo di crescita e riflessione personale.

Cosa rappresenta per voi il paesaggio?
Vediamo il paesaggio prima di tutto come elemento vitale, che interagisce costantemente con i suoi abitanti e che, quindi, non è mai semplicemente uno sfondo. Oltre a questo, c’è l’idea che vi siano delle corrispondenze tra paesaggio esteriore e paesaggio interiore. Il paesaggio “fuori” può avere molto a che fare con la persona che siamo e con il nostro modo di stare al mondo; e, mentre il paesaggio “dentro” si trasforma, così si trasforma anche il nostro sguardo sull’esterno. Ovviamente dentro e fuori non sono nettamente separati: il confine tra il paesaggio interiore e quello esteriore è sfumato.
A quale scenario vi siete ispirati per i brani dell’EP?
Nei brani dell’EP, il paesaggio di riferimento più presente è quello della campagna novarese, che ci ha visti crescere, con i suoi campi coltivati, i rari alberi sugli argini, le vecchie cascine e le luci lontane dell’autostrada. Da qui si vede in lontananza il Monte Rosa e, in certe giornate limpide d’inverno, addirittura il Monviso. Ma dentro queste canzoni ci sono anche le montagne del torinese e, nascosti da qualche parte, i colli bolognesi.
Se l’estate ‘è un rito di passaggio’ e l’inverno ‘è un rito del paesaggio’, come sono le altre due stagioni?
Chi lo sa! Considerando che il nostro è stato semplicemente un gioco di spostamento di focus, tra il soggetto umano (rito di passaggio) e il paesaggio stesso come soggetto (rito del paesaggio), possiamo forse dire che attraversare l’autunno e la primavera può accompagnare lo sguardo da un soggetto all’altro.
Avete detto che tutti i brani sono legati dal filo rosso dell’instabilità. Ma in che senso?
Quando diciamo “instabilità” ci riferiamo al non essere solo da una parte o dall’altra: solo nel paesaggio interiore o solo in quello esteriore, solo nel sogno o solo nel mondo cosiddetto “reale”. È la condizione del soggetto che si muove nelle zone liminali, dove gli elementi di cui abbiamo parlato si mescolano. Si tratta di una condizione che può rivelarsi molto fertile. Musicalmente l’abbiamo resa, ad esempio, con i rumori (spostamenti delle mani e piccoli colpi sullo strumento, rumori ambientali, etc.). Ecco, i rumori sono molto evocativi e sono fondamentali per creare il paesaggio sonoro che abbiamo in mente. La loro forza evocativa è un buon esempio dell’instabilità per come la intendiamo noi: un piccolo rumore può condurci più nel sogno o più nel mondo della veglia, più nelle nostre emozioni profonde o più nella sensazione del vento freddo sul viso. E questa può portarci ancora altrove, in un ricordo d’infanzia o nell’immagine schietta di un luogo. Un gioco di intreccio e di rimandi.
I testi sono in inglese e in italiano: quale lingua preferite? Vi lasciate ispirare prima dalla canzone?
Sulla scelta della lingua in cui scrivere e cantare, ci sarebbe da parlare per ore. Sicuramente c’è da parte mia (Elizabeth), che sono autrice dei testi, un interesse ad utilizzare ed esplorare le sonorità di entrambe le lingue e la loro combinazione. La scelta di utilizzarle entrambe arriva, come altre scelte legate a Est Sesia Boulevard, dopo anni di tentativi e riflessioni. Ma davvero ci sarebbe troppo da dire! Per rispondere brevemente, però, direi che non abbiamo una preferenza. In qualche modo, la canzone “chiede” una lingua o l’altra. Qualche volta entrambe.
Realtà o sogno?
Non si può scegliere! Il sogno abita la realtà e la realtà abita il sogno.

