
Alessandro Xiueref in arte Asco è il primo DJ ad aver combinato l’arte della consolle con la direzione di un’orchestra dal vivo. Dopo aver calcato i palchi di festival come l’Ultra Music Festival di Miami, il Balaton Sounds in Ungheria e altri tra Europa e Asia, Asco porta il suo Symphony of Caos dal vivo il 23 febbraio al Fabrique di Milano.
Nei suoi show l’artista unisce la musica classica con quella elettronica, sorprendendo gli spettatori con l’aggiunta di effetti speciali come fiamme, CO2, laser e spettacoli pirotecnici sincronizzati con la musica. Ad accompagnare Asco sul palco archi, fiati, percussioni e il Coro Ventidio Basso.

Asco tu sei Dj e direttore d’orchestra. Come convivono queste due anime?
Armonia e caos. Questa è la chiave. Nasco come dj, è un mezzo per arrivare agli altri e trovare una forma di dialogo. E direttore per necessità artistica. Con Symphony of Caos volevo sentirmi un musicista tra i musicisti e mettere la musica elettronica a disposizione del pubblico.
Ti senti più Calvin Harris o Riccardo Muti?
Più Calvin Harris. Volevo creare la figura di direttore con un rispetto enorme verso chi ha anni alle spalle. Il ruolo lo ricopro con competenza e nel rispetto di musicisti e pubblico. Sono un Calvin Harris con una bacchetta in mano.
Tu “componi l’orchestra in loco, coinvolgendo artisti locali della città ospitante”. In che senso?
Nasce tutto per necessità. La ricerca parte dal mio team o da promoter locali, una volta trovati i musicisti vengono inviate loro le parti per fargliele studiare. Io li incontro qualche giorno prima, per conoscerli e leggerle insieme. C’è un dialogo tra la mia figura di direttore e loro, nelle prove è la parte più importante.
E loro accettano di suonare alcuni brani classici (come la Carmina Burana), in maniera non proprio classica?
Con sorpresa il progetto piace molto, era uno dei miei timori ma sono persone che spaziano nei generi e ne ricercano di nuovi. Un momento di svago nel loro “classico”. La cosa più divertente nel live è la loro reazione tra le fiamme di quattro metri e diventano spettatori anche loro stessi.
Ma come nasce l’idea di Symphony of Caos?
È stato quando ho visto Armin Van Buuren con un’orchestra e il Re d’olanda che era lì a vedere lo show. Il gol più grande per un dj. Durante la pandemia molti italiani suonavano nella propria cucina, volevo fare anche io dei live da location interessanti. Fino ad allora il mio approccio al mondo dj era da animale da palco, mettevo dischi e li mixavo. Così ho pensato di unire contaminazioni di altre arti: danza classica, musicisti, trampolieri.
Ci racconti il primo Symphony of Caos? Come ha reagito il pubblico?
Discutevo col sindaco di Ascoli Piceno, la mia città natale. Uno dei miei sogni era quello di suonare con un’orchestra. Lui mi appoggiò. Però non avevo la preparazione e mi sono imbattuto in figure che hanno sposato la mia idea per renderla facile. La prima edizione è stata incredibile, pura sperimentazione. Non mi esibivo ad Ascoli da 10/15 anni e la città ha risposto bene in piazza del Popolo, la cornice perfetta davanti a tutta la mia famiglia e ai miei amici.

Parliamo della data di Milano, il prossimo 23 febbraio al Fabrique. Cosa ti aspetti dal pubblico e come credi che risponderà?
Si tratta della prima edizione in un club. Una situazione intima, ci sarà più l’impatto delle luci e meno delle fiamme. Diamo il “wow” al pubblico in altri modi.
Hai detto “Milano è solo l’inizio”, quindi ci saranno poi altre date italiane?
Ci saranno molte date italiane ed estere, a breve le annunceremo. L’emozione è sempre la stessa, il pubblico è sempre diverso dal 2017. Con questo progetto è come se ci fosse uno stesso filo conduttore che muove le fila dello show. Questo ha un linguaggio più universale.

