Lo Stato Sociale sale sul palco dell’Ariston e siccome loro sono giร in pochi decidono di ospitare il Piccolo Coro dell’Antoniano – piccolo รจ un eufemismo, sono in 60 – e l’attore Paolo Rossi, rivisto dopo qualche anno nell’ultimo film di Fausto Brizzi Poveri Ma Ricchissimi, al fianco di Christian De Sica. Tutto meraviglioso ma a Paolo levategli il vino.
Finalmente il primo ospite italiano: Gianna Nannini nel suo completo da gelataio bianco ma con le scarpe fucsia. Prima esegue la sua hit Fenomenale e poi insieme a un Claudio Baglioni non troppo entusiasta della verve della cantante senese, intonano Amore Bello, successo del cantautore romano del 1973.
Break e al ritorno Baglioni si improvvisa direttore di coro – sรฌ e poi? Vuoi metterti una scopa in culo e ramazzare l’Ariston? (semicit.) – mentre la Hunziker e Favino fanno i simpatici, come sempre.
Max Gazzรฉ riporta l’ordine con la storia d’amore tra Cristalda e Pizzomunno insieme a Rita Marcotulli e Roberto Gatto. Leggera, delicata, come solo Max sa fare.
Enrico Ruggeri e i suoi Decibel arrivano sul palco vestiti come negli anni 80 accompagnati da quel Midge Ure che li ha ben rappresentati con gli Ultravox ma che a un primo sguardo sembra uscito per l’ora d’aria dall’ospizio ma quando canta i brividi sono gli stessi di 35 anni prima.
Ornella Vanoni porta Alessandro Preziosi – sรฌ, l’attore di fiction – non come suo toy boy ma come accompagnamento vocale, sia mai che Bungaro e Pacifico non bastassero. Alla fine almeno un talento dovrร pur averlo.
Il palco si ringiovanisce con Diodato e Roy Paci che portano per la prima volta all’Ariston uno dei cantanti/rapper di maggior appeal degli ultimi tempi: Ghemon. Il brano gli si cuce addosso. Meglio dei vestiti da rifugiato politico che indossa.
Michelle Hunziker diventa un fiore vero e proprio, per la gioia di Favino che fin dalla prima serata non ha mai smesso di calpestargli qualunque tipo di vestito.
Arrivano gli eterni Roby Facchinetti e Riccardo Fogli accompagnati da Giusy Ferreri – mi chiedo il perchรฉ della scelta – per uno di quei momenti che vorrebbe dimenticare chiunque.
