
“Onde d’Urto” è il nuovo singolo del maestro di chitarra battente Francesco Loccisano, che anticipa l’uscita dell’omonimo disco, accompagnato dal videoclip. Il brano è un vero e proprio dialogo tra tradizione ed elettronica, “in cui le sonorità arcaiche dello strumento incontrano pulsazioni e atmosfere contemporanee, generando un linguaggio nuovo e originale”, ha detto l’artista.
Con il brano, Loccisano conferma la sua capacità di rinnovare la tradizione senza snaturarla, aprendo orizzonti inediti per la chitarra battente e consolidando il suo ruolo di punto di riferimento assoluto per questo strumento nel panorama musicale italiano e internazionale.

Ciao Francesco e grazie! Come è nato il singolo “Onde d’Urto”?
Grazie a voi, un’intervista è sempre una buona occasione per raccontarsi e, visto che la mia è una musica strumentale, le interviste possono essere molto utili per aprire alcune porte della comprensione. “Onde d’Urto” è il mio sesto disco e l’ispirazione di questo brano mi è arrivata dal mio fisiatra, Giuseppe Curinga, mentre bombardava con le sue onde d’urto i tendini malandati del braccio destro e del sinistro. Ma si sono accavallate una serie di importanti eventi, tra questi la nomina della prima cattedra in Italia di chitarra battente al Conservatorio Tchaikovsky di Nocera Terinese (Cz), aggiungendo alla mia attività di concertista anche quella di insegnante, un cambio radicale, uno scossone emotivo.
Com’è stata la gestazione del brano?
È stata una produzione faticosa ma affascinante. Ho voluto superare i limiti sia compositivi che esecutivi, con un brano tarantolato, frenetico ma lirico allo stesso tempo, dove la tecnica esecutiva “a battente” o in gergo “strumming” non trova pace. Poi ho voluto coinvolgere Teo De Bonis e Marcello De Carolis, che hanno chiuso il cerchio interagendo con un’elettronica che di base è stata programmata su reali suoni acustici e successivamente manipolati con le macchine. Il senso del brano ha a che fare con la rottura delle barricate, un brano terzinato, sostanzialmente una tarantella con elettronica al profumo di blues ma anche un pò funk. Un dialogo interculturale dettato dalle mie esperienze artistiche.
Quali sono state le sfide maggiori nella realizzazione di “Onde d’Urto”?
Essendo un precursore di questa chitarra Italiana, percepisco sempre un importante senso di responsabilità sia nella scrittura delle nuove composizioni che nell’esecuzione. Al centro del percorso è necessario non ripetersi, ma farsi riconoscere con la propria buona dose di “calabresità”. I miei brani sono ormai oggetto di studio e servono elementi caratterizzanti ma anche nuove tecniche esecutive che diano stimolo agli amanti e agli interpreti. Diciamo che è fondamentale dare attenzione a molteplici stati d’animo e convertirli in suono, quindi spesso alcuni brani sono rimasti in gestazione per molti mesi prima di trovare la quadra e di sentirmi in parte soddisfatto.
Il singolo anticipa l’uscita dell’omonimo album. Vuoi dirci qualcosa sul progetto discografico?
Si tratta di un album dove il respiro e il sustain costituiscono parte fondante del progetto. Un album strumentale dove in alcuni brani la battente è solitaria, a nudo, e la trovo affascinante nella sua femminile eleganza. Ci sono altri brani dove ho inserito percussioni, basso elettrico e ritmiche in 5/4. In effetti è un lavoro discografico molto strutturato e devo dire che mi sono molto divertito nella sperimentazione sia compositiva che esecutiva.
Sei noto per far evolvere la chitarra battente, uno strumento con radici popolari. In che modo qui lo strumento “tradizionale” è cambiato o si è integrato con elementi moderni?
Il suono della chitarra battente non è solo magico, ma è soprattutto ipnotico, unico, e questo mi ha portato a trascorrere gli ultimi meravigliosi venticinque anni della mia vita pubblicando album dove la sua centralità e l’uso solistico, sempre in modalità di ricercatore, mentre prima era solo uno strumento di accompagnamento al canto popolare. Ho pubblicato anche tre metodi di studio e possiedo oggi uno strumento custom: la battente modello Loccisano OL22 della Oliver Guitars. Per poter contaminare, è importante rivolgersi alla liuteria contemporanea in quanto, fino a quindici anni fa, la battente era cristallizzata nel passato, ma quando il suono è nella testa trovi il modo di soddisfare il tuo sentire. La tradizione è in effetti cambiamento e oggi possedere uno strumento con un’escursione dinamica potente e cristallina ti dà modo di interagire con più facilità su strutture, cluster e tessuti sonori mai esplorati fino ad oggi. Quindi la chitarra battente è cambiata ma mantiene forte e salda la sua matrice popolare.
Come sta cambiando oggi la percezione della chitarra battente, specialmente fra le giovani generazioni?
La percezione è completamente cambiata. Quando ho iniziato questo percorso, da alcuni ero considerato il “terrone tamarro calabrese” con la domanda: “perché non torni alla chitarra classica?”. Questo mi è stato detto da tantissime persone, anche artisti . Ma oggi non si tratta più di essere dei “suonatori di chitarra battente”, bensì dei “sognatori di chitarra battente”, ed è così che il lavoro di produzione ha portato i suoi frutti. L’insegnamento, che ho sempre amato anche prima di essere docente in Conservatorio, mi dava l’opportunità di condividere il mio mondo con appassionati del settore. Oggi possiamo dire che la chitarra battente è passata dall’essere lo strumento degli anziani a essere lo strumento delle nuove generazioni che con dedizione studiano alla pari degli altri strumenti. Poi il riconoscimento Accademico ha dato una forte spinta emotiva. Finalmente, oggi possiamo dire che non si può più tornare indietro: la chitarra italiana è oggetto di studio profondo.

