
I siciliani Not A Sad Story, duo indie/trip-hop composto da Daniele Stagno e Filippo Cimino, hanno appena pubblicato il loro nuovo singolo “Terra e terra”, “frutto di un percorso che ci ha visto impegnati nell’affrontare dei cambiamenti nelle nostre vite”.
Con un nome che “significa essere consapevoli di vedere il bicchiere mezzo pieno, di cosa non si sa fin quando non lo beviamo”, i Not A Sad Story reindirizzano le proprie reference – “oscillavano tra Manu Chao e Noir Desir, poi ha preso la sua direzione” – anche grazie al lavoro di produzione “illuminante” di Roberto Cammarata.

Avete descritto “Terra e terra” come un viaggio tra confini emotivi e paesaggi interiori. In che senso?
F. Una descrizione decisamente lusinghiera, abbiamo ripresentato la realtà delle cose dal nostro punto di vista, non è stato semplice, ogni parola è stata pensata e ponderata con un fine specifico prima della registrazione, evocare anche solo un sentimento familiare, un immagine, uno spazio atemporale.
D. Terra e Terra è il frutto di un percorso che ci ha visto impegnati nell’affrontare dei cambiamenti
nelle nostre vite. Ci ha permesso di scrutare a fondo molti aspetti personali, collisioni col mondo che potevano diventare potenziali pretesti per buttarsi giù. Invece li abbiamo presi come slancio per fare un salto verso nuovi orizzonti, nuove prospettive che hanno confermato in noi una forte sete di scoperta.
Quali sono le influenze musicali che hanno ispirato questo singolo?
F. Inizialmente le reference erano prevalentemente indirizzate per il timbro della chitarra, gli ascolti oscillavano da Manu Chao ai Noir Désir, poi il brano ha preso la sua direzione.
D. In questi anni di lavoro abbiamo ascoltato veramente tanta musica, da artisti più conosciuti nel panorama come i Noir Desir, Daniela Pes, Chris Clark, Arcade Fire fino a novità come Gaia Banfi o Yasmina. Fondamentale nell’approccio alla scrittura è stato, almeno per me, approfondire Piero Ciampi, che le cose le diceva forte o fortissimo. Ecco, è stata un’attitudine illuminante.
Quali sono state le sfide maggiori nel realizzare questo singolo?
F. Il tempo credo. Per via di impegni personali, che hanno colpito a giramano tutti quanti, il brano è rimasto fermo per quasi un anno. Tuttavia quelle poche volte che riuscivamo a vederci il brano faceva passi da gigante, ad ogni incontro era sempre più incoraggiante
D. Credo che sia stato importante riuscire a mettere l’elettronica al servizio della canzone, spostando il focus su alcune immagini presenti nel testo. Sin da subito Terra e Terra ha avuto un’identità fortemente fisica e primordiale, e non era semplice riuscire a mettere a fuoco questo aspetto, specie se si vuole dare continuità ad un’estetica del sound. Per questo abbiamo scelto di registrare una batteria “vera”, affidando questa patata bollente ad un batterista eccezionale come Giusto Correnti (Dimartino, Le Luci della Centrale Elettrica). Il suo contributo insieme a quello di Roberto hanno svoltato il brano.
Avete in cantiere altre uscite?
F. Abbiamo un po’ di materiale in cantiere si, vediamo cosa sarà, un altro singolo, un Ep, un disco.
D. I brani per un potenziale disco ci sarebbero, ma non ci precludiamo nessuna possibilità. Col tempo abbiamo sviluppato un modus operandi piuttosto fruttuoso, che ci ha permesso di non cestinare tante idee come facevamo prima, o forse è solo un buon periodo. È chiaro ormai che ci piace fare le cose per bene e questo richiede tanti sforzi per una band indipendente. Allo stesso tempo quando raccogli qualche riconoscimento come le selezioni per Musicultura, tutto assume un sapore diverso perché sai di averlo fatto solo con le canzoni e le tue forze. Speriamo di incrociare sempre nuove realtà che possano dare una mano al progetto!
