Nicolò Cavalchini: «Volontario per sogni di speranza. La musica? La mia seconda possibilità»

Nicolò Cavalchini live @ Bobino, Milano - Foto di Francesco Prandoni
Nicolò Cavalchini live @ Bobino, Milano – Foto di Francesco Prandoni

Dopo “Serie A” e “Traslochi”, il musicista, compositore e cantautore milanese Nicolò Cavalchini inaugura la stagione natalizia con il nuovo singolo “È l’Amore che ricalcola il Percorso” cantato con il coro dei ragazzi dell’Associazione CAF, una Onlus che si occupa di accogliere e curare minori vittime di abusi e gravi maltrattamenti.

“Quando tutto sembra non andare nella direzione sperata, l’amore ricalcola sempre il percorso perché le cose vadano nella direzione giusta – racconta Nicolò Cavalchini sul brano, contenuto nel “Live al Bobino” si tratta solo di coglierne i segnali e affidarsi”.

Ciao Nicolò! Come nasce “È l’amore che ricalcola il percorso”?
L’idea è nata da giornata passata come volontario con i ragazzi dell’Associazione CAF. Ho conosciuto le loro aspirazioni, qualcuno voleva diventare musicista. Sai, i sogni danno speranza. Ho pensato che sarebbe stato bello coinvolgerli in un progetto, una canzone che parlasse di seconde possibilità.

L’amore che ruolo ha avuto nella canzone?
Nella canzone l’amore è assoluto, è un concetto di affidamento, di perseveranza. Bisogna dare valore agli aspetti assoluti dell’amore.

Il brano è contenuto nel “Live at Bobino”.
Il disco è una raccolta di canzoni live al Bobino di Milano, appunto, tranne “È l’amore che ricalcola il percorso” che è l’unico brano registrato in studio.

Quella con i ragazzi del CAF è un’esperienza che rifaresti?
Sicuramente rifarei il volontario, a passare giornate intere con loro. Per dargli speranza e passione. Con altri musicisti poi io suono nei ricoveri per anziani, vado a Rogoredo dai tossicodipendenti. Provo a fargli capire che c’è sempre una seconda possibilità.

Anche tu sei uno che ha avuto una seconda possibilità.
Dovevo fare l’avvocato, la musica è stata la mia seconda possibilità. In generale credo che la nostra vita sia piena di possibilità.

Puoi raccontarci quel momento?
Stavo andando a ritirare la pratica in Tribunale perché avevo finito il praticantato, ricordo che dalla segreteria non avevano il mio documento e dovevo andare da un’altra parte. Ho pensato ‘sai che c’è, tenetevelo’. E non sono mai andato a ritirarlo.

E la musica quando è arrivata?
Io suono da sempre. Ma le serate e il pubblico mi hanno messo la pulce nell’orecchio. E ho pensato che era possibile fare questo di lavoro, abbandonare tutto e provarci. Mi sono fatto un po’ di conti.

In che senso?
Lavoravo al Forum di Assago ma guadagnavo di più a fare le serate che lì a lavorare. Sarò un precario per sempre ma è una vita che vale la pena.

Nicolò Cavalchini @ Bobino, Milano - Foto di Francesco Prandoni
Nicolò Cavalchini live @ Bobino, Milano – Foto di Francesco Prandoni

Ma la tua carriera è legata anche al calcio. Prima con l’inno della Juventus con Paolo Belli.
Sono tifosissimo della Juve. Volevo fare il calciatore per giocare nella Nazionale Cantanti. È stato bello collaborare all’inno, l’idea è stata troppo divertente.

E poi nel 2016 hai cantato in piazza Duomo “Una notte a Milano” per la finale di Champions League. Che momento è stato?
Per me suonare a Milano, che è la mia città, per la finale di Champions League è stata una consacrazione. Mi sono sentito come i neomelodici. Difficile da indipendente ricamarsi questo spazio, è stato bellissimo.

Nel tuo 2025 cosa c’è?
Live ovviamente. Tantissime serate, il calendario è in continuo aggiornamento.

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