Mash: «Addomestico i miei mostri nel Mashverse e trovo la poesia nella fragilità»

Mash

“Oggi non voglio morire” è il nuovo EP di Mash, un percorso musicale per cuori fragili. Un racconto in sei brani di un viaggio tra i mostri che abitano la nostra testa. Malinconia e nostalgia animano le canzoni del nuovo progetto di Mash, cantautore classe ’97 di Cittadella, per dare una speranza a chi non la trova da nessun’altra parte.

Mash invita tutti a “ballare assieme a questi demoni, invitarli a cena, farci l’amore, perché le nostre paure vanno ascoltate e le nostre fragilità accolte: benvenuti nel Mashverse”.

Ciao Mash! “Oggi non voglio morire” è un viaggio tra i mostri che abitano la nostra testa. Quali sono i tuoi mostri? E come nasce l’EP?
I miei mostri sono i mostri di tanti: si chiamano ansia, insicurezza, paura, ma anche futuro e aspettative. Nel Mashverse abbiamo creato un posto dove questi e altri mostri possono essere addomesticati e chiamati per nome, così fanno meno paura. L’EP nasce come raccolta dei primi brani scritti per questo progetto più due tracce inedite, ed è la naturale conclusione di quasi 2 anni di amore dato e ricevuto dentro e fuori dai social.

I sei brani sono un tuffo nel “Mashverse”. Ma, oltre ai mostri, cosa c’è nel tuo universo personale?
Ci sono anche modi per farci l’amore e comprenderli. Ho sempre cercato di sfruttare il dolore per produrre bellezza, trasformandolo in canzoni. Nel mio mondo poi c’è tanto spazio per amare, e ancora di più per ascoltare. Credo che allenare l’arte dell’ascolto ci faccia crescere, e io sono affamato di storie: amo leggere i miei autori preferiti (primo fra tutti probabilmente Kurt Vonnegut) e accogliere le vite di chi mi scrive sui social e si apre con me. Nel mio mondo ci sono anche i gatti, il kebab (o come lo chiamo io kebaLt) alle due di notte, l’overdose di sushi, la solitudine ricercata per ascoltarsi e quella da cui scappo quando ho bisogno di sentimi parte di qualcosa di più grande.

Componi musica per cuori fragili. Consideri anche il tuo un cuore fragile?
Sì, ed è nella fragilità che trovo la poesia. La mia musica è per cuori fragili perché lo sono io in primis, perché “sento” e “vivo” le persone e le loro storie; perché pur essendo un amante dello stoicismo non riesco a lasciarmi attraversare dagli eventi, ma ho bisogno di filtrarli attraverso il cuore, anche quando non mi conviene. Sono affascinato dal concetto di fragilità. Applichiamolo ad esempio a un oggetto: a differenza di qualcosa che si è già rotto, che è già caduto e si è frantumato, è fragile ciò che potrebbe rompersi ma non l’ha ancora fatto. È nell’istante che precede la rottura, con tutta la complessità e il casino che noi umani ci portiamo dentro, che si nasconde la poesia: io voglio raccontare quell’istante, con la speranza che la mia musica aiuti a raccogliere i pezzi o a trovare un modo per restare in equilibrio ed evitare la caduta.

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Nel 2020 e 2021 sei finalista di Area Sanremo. Quest’anno tra i Big ci sarà il trio La Sad in rappresentanza del punk-rock. E se nel 2025 ci fossi tu tra i Big?
Sarebbe senz’altro un SaLtremo! A parte gli scherzi, ho imparato a svincolare la mia felicità dal raggiungimento di cose che non dipendono da me. Sanremo sarebbe sicuramente un sogno, ma i miei pensieri quotidiani sono volti all’accogliere ogni giorno un nuovo cuore fragile nel Mashverse, una nuova persona che potrebbe trovare rifugio nelle mie parole. Credo nella lentezza e nelle cose costruite nel tempo: la nostra community è una di queste ed è, assieme alla musica, il centro dei miei pensieri. Poi tutto ciò che di bello verrà sarò pronto, spero, a coglierlo nel migliore dei modi.

Il tuo è un cuore diviso tra Nirvana, De Gregori e My Chemical Romance. Cosa accomuna questi tre artisti?
Sono tre artisti che hanno avuto il coraggio di portare avanti una visione anche quando il mondo andava in direzioni diverse. Sono tre esempi di libertà creativa e quando li ascolto mi danno la sensazione che non facciano musica per piacere o compiacersi, ma prima di tutto per lasciare fluire la bellezza. Questo è ciò a cui anelo anch’io.

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