L’appello di Una Nessuna Centomila: Risorse, saperi ed alleanze per combattere la violenza di genere

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Riceviamo e diffondiamo le parole di Giulia Minoli (Presidente Fondazione Una Nessuna Centomila), Celeste Costantino e Lella Palladino (Vicepresidenti).

“Di quale educazione all’affettività volete parlare?”
“Più finanziamenti ai Centri antiviolenza.”
“Avete tutti gli elementi per fare in fretta.”

In tante, in troppe abbiamo detto e scritto che speravamo che Giulia fosse viva ma che in realtà sapevamo che il più probabile esisto di questa scomparsa sarebbe stato il suo femminicidio. Non è il pregiudizio che ci muove ma la consapevolezza e l’esperienza che ci portiamo addosso. E l’esperienza ci dice anche che sulla spinta dell’emotività e dell’indignazione troppo spesso si commettono degli errori. Fa bene il movimento delle donne, la società civile, la cultura italiana a dire che non si può più aspettare e che la misura è colma ma la politica tutta, sia il Governo sia l’opposizione, deve farsi carico di questa richiesta collettiva in maniera seria, non attraverso risposte generiche o posizionamenti emergenziali. In passato abbiamo già assistito a provvedimenti prodotti all’indomani di uno stupro violento o di un femminicidio efferato e gli esiti di questi provvedimenti, prioritariamente repressivi e securitari, sono chiari a tutte e a tutti.

La violenza maschile sulle donne è un fenomeno strutturale del nostro Paese e come tale va affrontata. Non è una calamità naturale, improvvisa e devastante. È qualcosa che da decenni denunciamo, studiamo, contrastiamo, raccontiamo e cerchiamo di prevenire. Non si può più fare finta di essere all’anno zero. I vari Governi che si sono succeduti in questi anni hanno avuto modo di misurarsi con questo tema ma a nostro giudizio hanno individuato sempre delle scorciatoie.
Oggi abbiamo bisogno di non fermarci ai titoli ma di sapere e avere molto di più.

Prioritariamente avere risorse, risorse per i centri antiviolenza, continue, stabili e congruenti al bisogno crescente di ascolto, accoglienza, ospitalità, sostegno all’autonomia economica; risorse per i servizi socio sanitari, per il sostegno all’occupazione, per tutto quello che è indispensabile alla rimozione dei vincoli all’accesso e alla permanenza delle donne sul mercato del lavoro, per le misure di sostegno al reddito; risorse per la formazione degli operatori sociali, sanitari e di giustizia e per contenere così la vittimizzazione secondaria, risorse per la diffusione culturale e per la prevenzione.

Abbiamo bisogno che i nostri saperi e le nostre pratiche vengano valorizzati e che la violenza maschile sia messa in connessione con la mancanza di potere delle donne e con la persistente discriminazione di genere. Siamo molto preoccupate per la superficialità con la quale si sta affrontando il tema della prevenzione e del cambiamento culturale.  Quando si parla di Educazione all’affettività il Governo e l’opposizione sono consapevoli che in questi anni si sono prodotte tante attività in questo senso? Che l’educazione all’affettività è dentro la Convenzione di Istanbul che il nostro Paese ha ratificato? Che è un sapere multidisciplinare e interdisciplinare che comprende: la pedagogia di genere, l’educazione sessuale, la psicologia, l’educazione civica e l’educazione al web e ai dispositivi digitali? Che questo comporta formazione, apertura ai territori , ai centri antiviolenza  e a tutte quelle realtà che quotidianamente hanno sopperito a questo vuoto? Sui libri di testo che si fa? Pieni di stereotipi sessisti e di rimozione nei confronti del contributo storico delle donne. Tutto questo non si realizza a costo zero. Senza oneri per lo Stato ma con oneri per la scuola pubblica, che ha gli insegnanti con i salari tra più bassi d’Europa. Vogliamo un investimento economico forte nei confronti dei Centri antiviolenza e nei confronti di strumenti di prevenzione. Sono state fatte audizioni in Parlamento con reti, associazioni, professioniste, studiose, magistrate ecc., c’è la relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, c’è un tavolo tecnico del Ministero pari opportunità, ci sono gli osservatori e ci sono i dati Istat. Nessuno può fare finta di non sapere.

Abbiamo bisogno di nuove relazioni ed alleanze e di lavorare tutte e tutti insieme per promuovere il radicale cambiamento di cui in tante e tanti sentiamo il bisogno.  Siamo una Fondazione che ha deciso con fondi privati di sostenere le realtà che fanno questo ogni giorno. Lo facciamo attraverso donazioni e attraverso il ricavato di eventi culturali. Tra quelli più importanti: il concerto Una Nessuna Centomila all’arena di Verona e l’anteprima del film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”. Perché crediamo che la cultura debba fare la propria parte. Ed effettivamente così sta avvenendo cresce la sensibilità e il desiderio di cambiare le cose fra le artiste e gli artisti italiani. Si allarga il nostro laboratorio artistico e cresce l’adesione per avere il nostro sostegno che  mettiamo a disposizione di tutte e tutti coloro che si rivedono nei nostri obiettivi.

Una Nessuna Centomila sarà in Piazza il 25 Novembre e saremo una grande marea inarrestabile.

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