Senhit: «Non Limitatevi A Sanremo, C’è Anche San Marino. Le Donne? Fanno Ancora Fatica Nella Musica»

Senhit - Foto di Mattia Guolo
Senhit – Foto di Mattia Guolo

Dopo aver rappresentato la Repubblica di San Marino per due volte all’Eurovision Song Contest e condotto le prime due edizioni di “Una Voce Per San Marino”, Senhit ha voluto raccontarci dei suoi progetti futuri.

Senhit sarà il 10 marzo al Melodifestival di Stoccolma nell’ambito dell’Eurovision Song Contest e poi presenterà il Festival internazionale dei Cori Lgbtq+ “Various Voices” a Bologna dal 14 al 18 giugno. Per l’occasione la cantante sta preparando una performance a sorpresa per la cerimonia di chiusura.

Piqued Jacks vincono "Una voce per San Marino"
Senhit, Jonathan, Al Bano e i Piqued Jacks

Ciao Senhit! Com’è andata la finale di “Una Voce Per San Marino”? Tiriamo un po’ le somme.
Lo spettacolo poteva essere un pochino più ritmato, ci sono stati degli intoppi per l’assenza di ospiti però siamo riusciti a portare a casa il risultato e sono contenta perché qualitativamente le canzoni secondo me erano molto più alte di quelle dell’anno scorso. 

Quali erano le altre differenze rispetto all’edizione precedente? 
Quest’anno c’era un’unica grande categoria, avevamo Big ed emergenti insieme. Ci sono state le semifinali a cui potevano accedere tutti, ci sono stati nomi abbastanza grandi come Lorenzo Licitra, Deborah Iurato e Roy Paci che gareggiavano con nomi sconosciuti. E proprio questi ultimi si sono fatti valere. Infatti hanno vinto i Piqued Jacks, una band nuova e giovane. 

Però quali sono state le tue sensazioni? 
Io ero più serena, il ruolo da conduttrice non è propriamente il mio però mi sono divertita e credo di essere stata anche abbastanza spontanea. Mi sono sentita autentica e ho avuto una serie di complimenti sui social. Leggevo meno la cartellina rispetto allo scorso anno e mi facevo guidare meno da Jonathan, ero più fiduciosa dei miei mezzi. 

Secondo te in cosa si differenzia “Una Voce Per San Marino” da Sanremo? Perché un artista dovrebbe andare a San Marino piuttosto che a Sanremo? 
San Marino non ha ovviamente lo stesso potere attrattivo di Sanremo. L’edizione di “Una Voce Per San Marino” è nata quasi per gioco l’anno scorso e ci è scoppiata in mano, forse perché era la novità, forse è stato Achille Lauro o forse perché l’Eurovision era in Italia, quindi avevamo veramente gli occhi addosso. Ma non pensavamo così tanto. La differenza è che Sanremo è più limitato perché è prettamente per gli italiani, poi è successo che hanno partecipato anche nomi stranieri. A mio avviso la canzone di Deborah Iurato poteva funzionare bene per l’Eurovision, hanno vinto i Piqued Jacks, amo l’idea del Festival di San Marino che si differenzia. Quello che vogliono fare i ragazzi di San Marino è giocare sulla musica e sull’importanza della canzone. 

Ma non c’è la paura che “Una Voce Per San Marino” diventi un Sanremo 2.0? 
Non solo la città di San Marino ma anche l’azienda di produzione video Media Evolution si sono impegnati per dare a tutti la possibilità di partecipare. Io ad esempio non sono così conosciuta in Italia però mi sto facendo strada. San Marino mi ha dato la possibilità di essere così trasversale e visibile in giro per il mondo. Perché non può tentare qualcun altro? Nessuno si deve limitare a Sanremo, può provarci anche a San Marino. Ma è un festival in progressione, sta crescendo sui social e di ascolti e sta diventando un programma sempre più accessibile. Sta diventando una roba bella grossa. Dobbiamo darci un pochino di tempo, abbiamo avuto fortuna quest’anno ed eravamo più preparati. Ma nei prossimi anni andrà sicuramente meglio.

Sei d’accordo con i social che dicono “A San Marino vogliono rifare i Maneskin 2.0 con i Piqued Jacks”? 
I Piqued Jacks si sono meritati la vittoria perché avevano una bellissima canzone, orecchiabile e grintosa. Questo dovrebbe essere di buon auspicio più che un paragone sciocco però. Faranno il loro percorso. 

Riguardo all’Eurovision, Senhit, tu sei stata in gara due volte, nel 2011 a Dusseldorf e nel 2021 con “Adrenalina”. Che esperienze sono state? E cosa ti porti più dietro da quei momenti? 
Bellissime, stupende. Quello è davvero il mio mondo, il mio habitat, poi probabilmente cavalco bene l’onda della conduzione perché mi piace stare sul palcoscenico. Quando c’è stata l’esibizione col coro Komos, che tra l’altro secondo me è stata anche l’esibizione migliore, sarei rimasta su quel palco a cantare per ore. La conduzione per me è davvero una parentesi poi ho la fortuna di riuscire a destreggiarmi, sarà il sorrisone sornione, sarà che mi diverto anche nella mia goffaggine. La prendo davvero con molta leggerezza. 

Tra l’altro ci saranno altre due occasioni dove condurrò: una sempre grazie all’Eurovision (il 10 marzo al Melodifestival di Stoccolma) dove non solo devo condurre in inglese ma devo anche cantare perché c’è un pre-party; e poi l’evento di giugno, dove farò da madrina al Festival Internazionale dei cori LGBTQ+.

Ma tu canti sia in inglese che in italiano. Con quale delle due lingue ti trovi più a tuo agio? 
Con tutte e due. Sono veramente in difficoltà perché mi piace cantare in italiano tantissimo e la scelta di cantare in inglese è dovuta semplicemente al fatto che riesco a essere più ascoltata. Mi piace cantare in inglese, mi piace l’idea di cantare in una lingua che non mi appartenga ma voglio poter tornare a casa e avere la possibilità di cantare in italiano. Questo sempre per il concetto di essere cosmopolita. Poi ora ho registrato un bellissimo brano in italiano in duetto con un artista italiano ma non posso anticipare nulla… 

Ma raccontaci meglio del Gran Galà di Cori Lgbtq+ che si svolgerà dal 14 al 18 giugno a Bologna.
Apro e chiudo l’evento. E farò la conduzione. Canterò 3 brani tra cui probabilmente “Adrenalina”. Poi ci sarà un omaggio a un grande artista. Sono gasatissima ed emozionata. Poi Bologna è casa mia. Prima era un festival dei cori piccoli, con Bologna abbiamo scelto di allargare il pubblico. 

Quanto è importante che la musica sia portavoce dei diritti? Dopo la prima donna premier, Giorgia Meloni, ora c’è un’altra donna, Elly Schlein, che è la segretaria del Partito Democratico. Cosa ne pensi? 
Sono felicissima di sapere che pian piano le donne si stiano facendo spazio anche in politica. E non parlo di destra o sinistra, secondo me le donne sono molto più brave ad accogliere e ascoltare. Quindi mi auguro che Elly Schlein, che tra l’altro è di Bologna, faccia un ottimo lavoro e sia presente al Festival. Mi piace l’idea che ci sia un po’ di apertura, questo purtroppo nella musica ancora scarseggia perché le donne fanno fatica come abbiamo visto anche dal podio di Sanremo. 

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.