
Dal fondo della sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica, Rkomi avanza nella penombra cantando “4Z” dal suo primo album “Io in Terra”. Un ingresso vulnerabile, quasi timido, che sa di confessione. Parte così il live romano del rapper di Calvairate, dall’inizio, per uno show di quasi due ore in cui racconta tutta la sua vita attraverso le sue canzoni.
“Lasciai la piccola casa di mia mamma e me ne trovai una nuova, stretta e rumorosa, con qualche collega che conoscete. Per la prima volta ho sentito appartenenza. La stessa fame, gli stessi sogni, la stessa solitudine. Lì si cantava anche male, ma si cantava. Senza pensarci, senza paura. Forse è la cosa che mi è mancata di più”. Mentre Rkomi racconta i suoi inizi, sembra che un pezzo di quell’infanzia scalcagnata e splendida entri dalla porta sul retro e si sieda tra le prime file con il pubblico. “Questa sera torneremo lì”, promette il rapper, “alla riscoperta dei ricordi che fanno rumore dentro”.
Passando per “Vent’anni” e dalla sanremese “Il ritmo delle cose”, Mirko si spoglia (letteralmente) e cammina tra le sedie del teatro, mischiandosi con i suoi fan sulle note di “Dirti no”.
Nella stanza di Rkomi
L’Auditorium è un contenitore perfetto per la nuova essenza di Rkomi: non serve urlare per sentirsi vivi, basta un soffio, un’incrinatura della voce, un attimo di verità. “Siamo fortunati”, dice a un certo punto, “di poterci occupare dei nostri conflitti interiori e non esterni”. Poi arriva il pezzo di realtà più duro: “Capita spesso di sentirsi in una gabbia, in questo lavoro. A volte ce le inventiamo da soli, le gabbie, per ricominciare da capo”. E lì si capisce che questa tournée nei teatri non è un ripiego ma un rito di purificazione, un modo di togliersi il rumore di dosso per lasciare solo l’essenziale.
“Nei primi due dischi ho manifestato fame e mancanze – racconta – …e poi arriva Ossigeno”, quasi fosse una corrente d’aria che scompiglia tutto, che solleva la polvere e la fa danzare. Poi “Diecimilavoci”, uno dei brani di punta di “Taxi Driver”, disco del 2022. E sul palco spunta Ariete, un incontro nella linea sottile tra malinconia e promessa.
All’Auditorium tutto vibra di un’energia gentile, controllata, quasi intima. Il teatro amplifica ogni dettaglio: un tocco di chitarra che taglia l’aria, un colpo di batteria che sembra un battito, un silenzio che vale più di un ritornello. È un concerto che procede più per epifanie che per momenti “forti”: Rkomi non cerca il boato, cerca il senso. “Ci vediamo da qualche parte”, dice. Non indica un luogo, e forse è meglio così: certe traiettorie non si annunciano. Si seguono.
La scaletta del concerto di Rkomi a Roma
- Io in terra / 4z
- Milano bachata
- Apnea da un po’
- Vorrei
- Vent’anni
- Solletico
- Visti dall’alto
- Il ritmo delle cose
- Dove gli occhi non arrivano
- Vuoi una mano
- Dirti no
- Blu
- Apnea
- Così piccoli
- Non c’è amore
- Cancelli di mezzanotte
- Mai più
- Ossigeno
- Dieci Ragazze
- Acqua calda e limone
- Diecimilavoci
- Brutti Ricordi
- Partire da te
- Insuperabile
- Luna piena
- La Coda Del Diavolo
- Nuovo Range
- Il ritmo delle cose
