Alessandra Tumolillo: «Scelgo solo con il cuore. Napoli? Spigolosa e deludente ma meravigliosa»

Alessandra Tumolillo

Continua il viaggio nella canzone tradizionale partenopea di Alessandra Tumolillo che, dopo “Luna nuova” e “Reginella”, pubblica la sua versione chitarra e voce di “Malafemmena”. I brani faranno parte di “Postcards from Naples”, EP in uscita prossimamente.

Scritta da Totò, “Malafemmena” incarna quel gioco frivolo tra amore e sentimenti che spesso porta l’uomo a soffrire per la donna amata. In una Napoli sospesa tra tradizione e innovazione, “la canzone riflette una visione classica della donna nella cultura popolare napoletana, quella di una figura potente, misteriosa, capace di muovere le corde più profonde dell’animo maschile”, spiega Alessandra Tumolillo.

Alessandra Tumolillo

Dopo le cover di “Luna nuova” e “Reginella”, perché hai scelto “Malafemmena”?
Buona parte delle scelte che ho fatto, sia per i brani sia per il progetto di “Postcards from Naples”, sono scelte legate al cuore, poco razionali. Sapendo che “Malafemmena” fosse il brano preferito dei miei genitori e dei miei nonni, e soprattutto il preferito di Pino Daniele, dentro di me è scattato un legame particolare. Tutta la struttura armonica avvincente e il testo scritto da Totò che fanno parte di una poetica antica, che hanno un sapore diverso da quello di oggi.

Hai detto che “la canzone riflette una visione classica della donna nella cultura popolare napoletana”. Ma com’è la donna napoletana? E com’è rispetto a quelle del resto d’Italia?
Sicuramente la visione della donna nella cultura napoletana è una visione sì realistica perché in “Malafemmena” la donna è capace anche di ferire ma comunque viene idealizzata perché è oggetto di ammirazione e a tratti paragonata a un angelo oltre che a un demone. Un dualismo della donna. Il napoletano descrive quello che è immaginazione e sogno oltre alla realtà cruda e nuda della sofferenza. Non penso ci sia differenza della donna nella cultura napoletana, la donna è un essere umano e ha dentro di sé la contrapposizione bene/male. La donna napoletana ha un carattere passionale, più deciso. E Napoli in generale è la città dell’irrazionalità e quindi delle passioni.

A giugno 2024 hai aperto il concerto dei Negramaro al Maradona di Napoli. Che esperienza è stata?
Un’esperienza fantastica e indelebile. La mia prima esperienza in uno stadio. Dentro di me ho sempre desiderato esibirmi davanti a più di mille persone. È stato emozionante anche esibirmi a metà concerto con Giuliano Sangiorgi con un brano a cui sono particolarmente legata: “Napulè”, che è l’inno di Napoli.

Con quale artista del passato invece ti sarebbe piaciuto condividere il palco?
Bola De Nieve, un pianista e interprete degli anni ’50 e ’60. C’è anche una sua reinterpretazione di “Munasterio ‘e Santa Chiara” in cui canta in napoletano. L’ho scoperto da un anno e me ne sono innamorata. La sua interpretazione mi apre a nuovi stimoli e sensazioni, mi ci rispecchio.

Il tuo prossimo progetto è “Postcards From Naples”. Se dovessi scegliere solo un’immagine per una cartolina di Napoli, quale sarebbe?
L’immagine degli scogli perché rappresenta tutto ciò che è Napoli. Dall’odore della salsedine alla spigolosità di una città che riesce sempre a soddisfare le aspettative di chi la vive. Spigolosa e deludente ma meravigliosa perché ti fa attraversare dalla terraferma al mare. Gli scogli sono anche un pretesto per tuffarsi nel mare più bello e intenso come quello di Napoli.

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