
Non solo una dedica alle sue origini. Teseghella pubblica il nuovo EP “Roccasecca” che prende il nome dal suo Paese, in provincia di Frosinone. Il nome d’arte deriva da un dolce tipico della città, le “tesechelle”. Con questo progetto, il cantautore si conferma una “penna killer” del nuovo pop, capace di scrivere testi che rispecchiano un’intera generazione, tra tristezza e felicità.
Dopo essersi esibito al Primo Maggio di Roma e al Mi Ami di Milano, Teseghella sceglie di raccontare in cinque tracce storie di vita quotidiana e sentimenti universali. “Roccasecca” non è solo un omaggio alle radici del cantautore e un ponte emotivo con il pubblico, ma anche “il filtro con cui le racconto, poiché in mezzo a tante persone d’azione, avere la voglia di esserne testimone mi ha sempre fatto sentire unico.”

Ciao Teseghella! Il tuo EP si chiama come casa tua, Roccasecca. È un elogio o un addio alla tua terra?
Iniziamo col botto, ahahahah, sicuramente è un omaggio. Diciamo che se avessi dovuto mettere un nome didascalico lo avrei potuto chiamare “Musica ispirata dai miei vent’anni abbondanti a Roccasecca”, che in realtà non sarebbe neanche stato così male. Adesso non so da cosa verrà ispirata la prossima musica, magari comunque da Roccasecca e quindi il prossimo lo chiamo “Roccasecca 2”, magari da Milano, che è dove ho vissuto gli ultimi 3-4 mesi, magari da una persona o da un altro paese, dato che non so dove vivrò tra un mese.
Ti sei esibito al Mi Ami e al Primo Maggio Roma. Tra le canzoni che hai presentato dal vivo c’è stata “Benone”, il tuo inno indie-pop. Dentro sono citati Chopin, Pac e B.I.G.. Ma quali sono le tue ispirazioni musicali?
Lo stereotipo del ragazzo che la vive, ho vissuto sempre la piazza, quindi ho ascolti molto particolari, orientati di base sull’urban oltreoceano, appunto viene citato Pac (Tupac) e B.I.G. (The Notorious B.I.G.). Il rap l’ho ascoltato molto, ma non si rivede nell’attitudine quanto piuttosto nella scelta delle parole, spero sempre che l’ascoltatore pensi “sto ascoltando musica di qualità con un linguaggio del 2024”. Per chiudere il discorso ho ascoltato tanta musica, ma non mi sono soffermato sui generi, tranne con l’Hip-Hop da piccolo, quindi ho tanti pezzi del puzzle mancanti, tanti pezzi strani se abbinati insieme, mi sento un po’ un ibrido.
Hai aperto alcune date dei tuoi compagni di etichetta, Gazzelle e Fulminacci. Cosa credi che abbiano di positivo nella loro musica? E di negativo?
Mi hanno insegnato che trattare bene le persone è sempre una scelta ed è una scelta che le persone soddisfatte del proprio duro lavoro prendono molto spesso, perché, sì è un duro lavoro. Io ho visto cosa fanno, avrei bisogno di anni di preparazione solo per arrivare al loro riscaldamento; poi per la maggiore ho aperto dei palazzetti, i tipi cantavano tra le due e le tre ore e diecimila persone davanti a loro per ogni canzone, di cosa stiamo parlando?? Solo rispetto, avrò io i cosiddetti “prosciutti agli occhi”, però non vedo lati negativi.
Chiudi l’EP con “Quando Roccasecca è vuota”. Ma cosa succede davvero quando il paese si svuota?
Roccasecca è quasi sempre vuota, questa canzone l’ho scritta per chi se ne va. C’è stato in un periodo in cui qualsiasi amico che avessi se ne andava in un altro paese, infatti ogni tanto ci ridiamo su, ormai nella nostra compagnia ristretta, la persona che abita più al sud abita a Roma, per il resto tanti in Svizzera e tanti a Milano, come me in questo momento.

Hai messo il tuo zampino di autore in “Quasi nuda” di centomilacarie. Ti piace scrivere per (e con) gli altri? Hai mai pensato a una carriera in cui Teseghella resta solo un autore?
Non ho mai pensato ad una carriera solo d’autore, a me dà semplicemente fastidio l’esposizione estrema, quindi il lato autorale mi permette di far uscire più canzoni durante un anno senza essere sovraesposto. Poi scrivo compulsivamente, quindi mi aiuta anche a trarre qualcosa di bello da questa mia, quasi, malattia. Pensa scrivere di te ogni giorno più volte al giorno, sempre da solo, sempre nella stessa stanza, bruttino no? Pensa scoprire altre persone, scrivere in ambienti sempre diversi, avere una nuova sfida ogni giorno e magari tornare a casa ed avere un pezzo nuovo da ascoltare non sempre con la tua voce.
Mi aiuta molto personalmente a non stancarmi di fare quello che faccio, alimenta quel fuoco che ho dentro e che brucia di passione; poi, nonostante io nei testi mi metta totalmente a nudo, certi messaggi arrivano meglio se veicolati dalla bocca di un altro, sto soltanto cercando di assicurarmi che al mondo arrivi il mio messaggio, mi sto solo assicurando di essere vivo per un motivo.

