
Ferrara, Roma e Monza. Tre maxi eventi per oltre 170 mila spettatori. La potenza attrattiva di Bruce Springsteen non accenna a diminuire dopo 40 anni di carriera. Secondo l’indagine sulla valutazione di impatto e customer satisfaction dell’Università di Ferrara sul concerto del Boss al Parco Urbano, solo per la data emiliana l’indotto economico è stato di 10.319.906 €, ripartiti per la maggior parte tra trasporti (4,451.7 €), pernottamento (2,452.6 €) e cibo (3,020.0 €).
Dai dati gentilmente forniti da Barley Arts, società promotrice delle date italiane di Springsteen, si può notare che, negli appuntamenti di Ferrara e Monza, rispettivamente il 13% e il 18% degli spettatori proveniva dall’estero. Dei presenti italiani, invece, la maggioranza era composta da residenti in Emilia-Romagna (43%) e in Lombardia (51%). Per Roma, invece, la fetta degli spettatori stranieri è stata più ampia: il 34%, a confronto del 21% di fan residenti nel Lazio.

Partendo dagli ultimi concerti italiani di Bruce Springsteen, abbiamo fatto il punto sui grandi e piccoli eventi con Claudio Trotta, promoter dei concerti italiani del Boss e fondatore di Barley Arts, società di organizzazione di spettacoli dal vivo.
Claudio Trotta, la scelta di organizzare un festival o un grande evento in una città d’Italia piuttosto che in un’altra, può avere un impatto diverso sulla vendita dei biglietti e sul turismo?
I festival intesi in senso anglosassone come opportunità di vacanza dalla propria quotidianità e come opportunità di conoscenza di artisti e generi artistici e culturali non conosciuti NON dovrebbero svolgersi in ambito metropolitano bensì in ambito naturale. Quindi possibilmente al mare, in montagna, in campagna, nelle vicinanze di un lago, di un fiume o di altro ambito diverso dal territorio urbano. Spesso invece privilegiamo le città gioco forza o per pigrizia e mancanza di visione a medio e lungo termine. Il concetto comune di musica o altro spettacolo dal vivo usati per “attrarre turisti” e creare indotto è a mio parere concettualmente sbagliato e nei fatti perseguito malamente e soprattutto sinonimo troppo spesso di speculazioni soprattutto da parte di albergatori e comunque fornitori di alloggio e altri servizi su piazza. Non si tratta solo di diffondere numeri e statistiche relative all’indotto.
Credo sia necessario fare in modo che chi fruisce e partecipa a festival, rassegne e concerti viva il territorio a 360 gradi alimentando i produttori locali, vivendo e rispettando adeguatamente la diversità e la bellezza artistica e naturalistica ed enogastronomica delle aree dove si partecipa agli eventi.
Dal 2021 Barley Arts organizza a Ferrara Comfort Festival, rassegna culturale che propone un’idea di festival non di massa, un’occasione per godersi una giornata all’aria aperta ascoltando ottima musica e con buon cibo a disposizione. Il Comune della città è da anni molto attivo nella pianificazione di eventi culturali di vario tipo che puntano a far conoscere le bellezze del territorio. Credo sia necessario valorizzare la qualità e non solo la quantità e consegnare al territorio non solo economia diretta ma soprattutto indiretta, è importante generare emulazione sana e costruttiva nelle nuove generazioni e non solo considerarle numeri che generano fatturato e profitti ma creare un futuro o almeno contribuire allo stesso.
*Nel 2018 lei ha fondato, insieme ad altri, Slow Music. L’associazione vede, tra le altre cose, il rispetto delle identità culturali territoriali e la valorizzazione delle culture musicali locali. Quindi anche sostenere chi lavora sul territorio? Ma in che modo esattamente?
Certo che sì! In emulazione di Slow Food vogliamo supportare la grande qualità già esistente anche fuori dalle principali città italiane di produttori locali di concerti, rassegne, festival, negozi di dischi e di strumenti musicali, liutai e produttori di strumenti, scuole musicali e sale prove, realtà locali e associative indipendenti, radio e tv locali. Come farlo? Creando, come Slow Food, presidi affiliati locali e supportando gli scambi anche internazionali e la partecipazione a bandi. Rispettare e valorizzare le identità culturali del luogo dove si organizza qualcosa, non è sempre facile: è necessario interfacciarsi con chi vive, amministra e anima il territorio, non sempre questa profonda volontà trova una risposta, anche da un punto di vista qualitativo. Quando si trova una risposta proposta adeguata, che viene valutata artisticamente da Slow Music, ne siamo felici.

*Una delle iniziative di Slow Music è il progetto A.R.M.O.N.I.A. che vede la rivalorizzazione di spazi e parchi della Lombardia e dello Stelvio. Vuol dire puntare il faro sulla bellezza dei luoghi a discapito del grande nome?
Vuol dire portare bellezza nella bellezza, artisti di grande valore, anche non famosi o popolari, in spazi naturali, sui quali puntare l’attenzione, perché possono essere frequentati non solo per fare sport o attività varie all’aria aperta ma anche per diffondere arte, cultura, per allargare i confini, per stare insieme ed emozionarsi. Abbiamo già operato anche fuori dalla Lombardia – per fare un esempio, con un palco dedicato durante la prima edizione di Comfort Festival – e nelle nostre intenzioni vorremmo provare a produrre AMBIENTERISORSEMUSICANATURAIDENTITÀARTE (questo l’acronimo da noi creato) anche nel degrado di alcune zone perché è li forse che andrebbe portata la Bellezza, dove non c’è.
*Quali saranno i prossimi passi di Slow Music e A.R.M.O.N.I.A.?
Consolidarsi e aumentare la base degli associati e continuare a perseguire gli obiettivi dell’associazione, nonostante le difficoltà e gli ostacoli di un periodo poco adatto e felice. Stiamo già progettando le attività di A.R.M.O.N.I.A. per il 2024, vorremmo diffondere il progetto ancora di più di quello che siamo già riusciti a fare in Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Campania. Di fatto, proponiamo intere giornate nella natura, ad ascoltare-vedere-scoprire artisti diversi. L’ambizione è anche quella d’invitare il pubblico alla curiosità del nuovo, di ciò che è meno scontato di quello che ascoltiamo tutti i giorni. Questo serve anche ad educare il pubblico all’ascolto, abitudine persa negli ultimi 15-20 anni, con danni irreparabili. Solo dimostrando la bellezza della diversità, della disomogeneità, imparando a goderne, con un po’ di attenzione in più e meno superficialità, si potrà (speriamo) riparare il danno fatto. Un danno che affligge tutta la società.
* Ha contribuito alle risposte Stefano Bonagura, segretario di Slow Music ETS.

Torniamo ai concerti. Sono riti da svolgere in coppia, con amici, con la famiglia ma anche da soli. Secondo lei, quanto può influire l’età sul turismo musicale?
L’età credo sia soprattutto un fattore culturale. Le nuove generazioni per loro natura e per naturale fragilità tendono ad essere più conservatrici e omologate e conformiste pensando al contrario di essere trasgressive e libere da condizionamenti. È sempre stato così, ora il processo è più evidente e visibile con la supremazia della rete, della comunicazione attraverso gli smartphone, della forza di alcuni social spesso banali e piuttosto volgari. Crescendo si diventa più curiosi, più liberi e più disponibili alla scoperta, al “viaggio” e alla novità. Inoltre grazie alla ingiustificata e insostenibile crescita dei prezzi dei biglietti e alla speculazione degli albergatori i “giovani” possono lasciare sul territorio poca economia. Altra cosa è il pubblico più adulto che va nei ristoranti, fa acquisti nei negozi, visita mostre e partecipa ad altri spettacoli restando magari sul territorio più giorni.
Nell’ultimo Rapporto Siae, nel 2022 ci sono stati in Italia quasi 3 milioni di eventi con 205 milioni di spettatori totali. Ma c’è ancora un vuoto da colmare del 29% rispetto al 2019. Nell’attesa di vedere i dati 2023, che prospetto si sente di dare per il 2024?
Penso che ci potrà essere una considerevole controtendenza al ribasso sia per motivi economici, sia per quelli legati alle guerre che sono in essere, non solo in territori apparentemente “lontani” come l’Africa, ma anche in Ucraina e in Medio Oriente. Credo anche che ci potrà essere un consistente ritorno nel mondo del terrorismo che potrà generare cancellazioni di tour in Europa soprattutto da parte di artisti americani ed una percezione del pericolo che potrebbe sconsigliare la partecipazione ad eventi di massa.

