Benjamin Clementine ha chiuso il suo mini tour italiano nella splendida cornice della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma, dopo essersi esibito al No Borders Music Festival di Sella Nevea, a Milano e a Pesaro.
Il cantautore e pianista britannico ha portato in scaletta il repertorio dei suoi tre album – “At least for now” (2015), “I tell a fly” (2017) e “And I have been” (2022) – coinvolgendo il pubblico romano nei suoi 90 minuti di show mentre «i grilli stanno facendo l’amore sentendo la mia musica».
Benjamin Clementine intrappolato nei sentimenti
«A volte ci sentiamo intrappolati nei nostri lavori, nella vita, in amore – racconta sul palco Benjamin Clementine -. Fa tutto schifo» però, per il pianista e cantante di Crystal Palace, ora l’età inizia a farsi sentire. Dall’alto dei suoi 35 anni, Clementine – camicia bianca, pantaloni neri e a piedi nudi – presenta così “Trapped In Free”, il cui ritornello è stato cantato dal pubblico a gran voce per 50 volte: «Quando ero più giovane ero smilzo, invece volevo essere muscoloso, allora andai in palestra. Dopo i 30 anni ho iniziato a ingrassare e sono diventato troppo pigro per andare in palestra. Ora – conclude Clementine – sono intrappolato nel mio corpo ma soprattutto intrappolato nei miei sentimenti».
Spunta ogni tanto qualche parola in italiano e qualche elogio alla città di Roma nelle sue canzoni. Come in “Condolence”, il cui ritornello diventa, grazie sempre all’aiuto del pubblico, “Am sending my condolence to paura” e “Am sending my condolence to insicurezza”. Ad accompagnare Benjamin Clementine in alcuni brani – come “God to the jungle”, “Residue” e “Nemesis” – ci pensano tre violini, un violoncello e un contrabbasso. Equilibrio e poesia per uno dei cantautori più dolci degli ultimi anni.
