
“Giochi stupidi” è il primo album del duo romano Gbresci in cui tracciano un affresco sulla quotidianità urbana di chi sta entrando nel mondo del lavoro, sta cambiando il modo di vivere e le amicizie in una Roma benedetta e maledetta allo stesso tempo.
11 canzoni che compongono una lunga colonna sonora carica di delusione e amarezza verso un mondo freddo e ostile, a cui si contrappone la dolcezza dei rapporti interpersonali e la forza della creatività. I Gbresci sono pronti a presentare “Giochi Stupidi” in concerti e festival. Giovedì 6 luglio suoneranno all’EUR Social Park di Roma e poi al Pinewood Festival il 16 luglio a L’Aquila insieme a Lazza, Rosa Chemical e Bnkr44.

Ciao Gbresci! Come nasce l’album? E quali sono questi ‘giochi stupidi’?
Ciao! L’album è nato e cresciuto con noi, raccoglie brani scritti nei primissimi mesi in cui abbiamo cominciato a suonare, nel 2020, e brani che abbiamo finito di scrivere pochi mesi fa. Dal primissimo momento abbiamo puntato all’LP. Racconta la storia di Gbresci ma anche la storia della nostra amicizia che è sempre stata un grande gioco, una grande ricerca. I “giochi stupidi” sono una versione nostrana delle velleità di cui cantava uno dei padri della musica indie, tutto ciò che ti tiene vivo ma ti mette anche in pericolo. La formula ci è venuta in mente un giorno in cui, nel deserto marocchino, a uno di noi si è spezzata una pietra in mano facendolo precipitare da una rupe per vari metri: tutto a posto, ma è rimasta addosso una sensazione mista sia di morte che di enorme energia vitale, simile in fondo a quella che deriva dal fare qualcosa di creativo.
Quanta Roma c’è in questo lavoro? E poi, com’è cambiato il modo di vivere la quotidianità e le amicizie nella Capitale, la vostra città?
Roma sicuramente ha influenzato molto del nostro lavoro, sia nella veste di luogo dal quale scappare, sia in quella di città alla quale abbiamo giurato un amore eterno. È che Roma è una città contraddittoria, ti incanta con la sua bellezza malinconica e ti paralizza con la sua incapacità di muoversi in una direzione nuova. Aggiungiamo che Roma, per un artista, è un posto difficile in cui fare strada perché è nella natura dei Romani non prendersi troppo sul serio. Anche noi siamo così, poco competitivi, poco inclini a venderci, e in questo mondo può diventare un ostacolo non da poco.
Ma c’è anche un’amarezza di fondo nei brani di “Giochi Stupidi”. Vi sentite delusi da qualcuno o qualcosa?
L’amarezza ci vuole di questi tempi. Se uno non è amareggiato significa che è cieco. Però è un’amarezza che cerchiamo di far essere critica: “Vacanze italiane” parla dell’ansia climatica, “Roma” parla del rapporto conflittuale con la propria città natale, del perché ti respinge e del perché le sei comunque per sempre legato, “La Trap” parla della società in cui siamo cresciuti e dei suoi miti fondanti, “Dove non prende” parla delle separazioni a cui un mondo di trasferimenti per lavoro ti mette inevitabilmente davanti. Nel disco non c’è solo amarezza però, c’è anche una grande fiducia nell’altro, nel Tu, nell’amore in fondo. Brani come “Spettro” e “Giorno perfetto”, “Catrame” e “Per sempre”, sono inni ai rapporti umani, all’amicizia e all’amore come vie di fuga dall’amarezza.
Nell’album c’è anche una canzone dedicata a William Blake. Come mai?
Quel pezzo è il nostro tentativo di raccontare come il sogno di un internet che avrebbe liberato e migliorato l’umanità si sia infranto nella sua versione odierna, ovvero uno strumento utilizzato per controllare e opprimere. Il testo infatti si rifà alla “Dichiarazione dell’indipendenza dell’internet”, un testo scritto da John Perry Barlow, ex-chitarrista dei Grateful Dead, che dichiarava l’inizio di una nuova era in cui gli esseri umani si sarebbero liberati dei “giganti d’acciaio”, ovvero gli stati e il loro controllo. Questo ottimismo cieco era caratteristico dei pionieri dell’internet come Barlow, molti dei quali erano immersi nel mondo della controcultura Americana, che doveva molto alla figura di William Blake. Questo è il motivo della sua apparizione nella lista-ritornello in cui elenchiamo vari nomi che appartengono al mondo dell’internet in tutte le sue sfaccettature. Per chi fosse interessato poi Leone Albinati ha fatto una grafica per questo pezzo che riprende una famosa copertina di Wired in chiave distopica e la potete trovare sul nostro canale Instagram.
Il disco risente delle atmosfere post-rock, lo fi e anche un po’ r&b. Io ci sento I Cani, Psicologi ma anche Calcutta e i Cure. Quali sono stati i vostri riferimenti sonori per “Giochi Stupidi”?
Ci sembra tutto plausibile, tranne forse la componente r&b che sicuramente ci lusinga, ma non fa proprio parte del bagaglio di ascolti. Edoardo viene da un mondo musicale molto indie rock mentre Niccolò è cresciuto con l’elettronica: siamo diversissimi nei gusti musicali eppure il sodalizio funziona bene: se stiamo nella stessa stanza di solito esce fuori quasi sempre un embrione di canzone. Le reference sonore principali (e consapevoli) sono state Lil Ugly Mane, JonathanLeandoer96 e Dod Mark (i side project di Yung Lean).
Giovedì 6 luglio suonerete all’Eur Social Park di Roma. Cosa dobbiamo aspettarci dai live dei Gbresci?
Giovedì 6 luglio suoniamo all’Eur Social Park con Soloperisoci, una band romana che conosciamo (e amiamo) da sempre. Poi il 7 suoniamo a Milano all’ex-Macello e il 16 al Pinewood a L’Aquila. Il live lo facciamo full band con due compagni di viaggio incredibili. Vi aspettiamo sotto i nostri palchi!



