
Lโ11 settembre 1995 usciva โThe Great Escapeโ, quarto album in studio dei Blur. Il disco รจ a tutti gli effetti uno dei manifesto del Brit-Pop, uscito nello stesso anno di โ(Whatโs The Story) Morning Glory?โ degli Oasis, di โA Northern Soulโ dei Verve e di โDifferent Classโ dei Pulp.
15 canzoni ricche di paure, ansie e ossessioni. La โGrande Fugaโ non รจ solo il titolo dellโiconico film del โ63 con protagonisti Steve McQueen e Charles Bronson ma anche una voglia di vita, la voglia di ricostruirsi una vita dopo la fuga dai bombardamenti di Sarajevo, dopo le biblioteche che bruciavano. Come negli anni del Nazismo. Ma anche la grande fuga dalla prigione del pop britannico da parte di Albarn e soci.

Una fuga, una corsa per la libertร . Una fuga dalle paure della guerra e dalla disoccupazione che in quegli anni colpiva anche il Regno Unito con un sempre piรน grande progressivo stallo sociale. E gli antidepressivi e lโalcol a curare intere generazioni e a creare quel โDan Abnormalโ che in fondo tanto anomalo non era.
Ansia e ossessione. La paura per il futuro tecnologico imperante e quello spleen che molti portano ancora nel cuore. Una nostalgia di fondo quando in fondo i nostalgici erano prima di tutto i ragazzi della Londra bene. Un sentirsi completamente inermi verso la Guerra, la paura di un terzo conflitto mondiale che poi si fece piรน grande nel 1998 in Kosovo. Unโintera generazione ferma ai box di partenza.
Ironia e paura. Questa รจ sempre stata la formula del Brit-Pop dei Blur. Una carezza in un pugno, come direbbe il nostro Adriano Celentano. Una fuga dal mondo reale per tuffarsi in un mare limpido. Ma con uno squalo pronto ad aggredirti.

