NOME
Manu Delago
GENERE
Strumentale
ESORDIO
Made In Silence (2006)
ULTIMO ALBUM
Parasol Peak (2018)
COPERTINA

ELENCO CANZONI
Parasol Woods
Alpine Brook
North Cluster
Ride View
Lake Serenade
Listening Glacier
Parasol Peak
Base Camp
VIDEO/SINGOLI DALL’ALBUM
PUNTO DI VISTA
Manu Delago compie un profondo atto d’amore verso la musica: nel nuovo “Parasol Peak” raccoglie un ensemble di sette elementi, li porta sulle Alpi e realizza un’opera strumentale senza precedenti, una raccolta di composizioni in luoghi e altitudini differenti del percorso montano più suggestivo d’Europa.
L’amore per la musica ha portato Delago ad utilizzare molti oggetti trovati sul suo percorso – “La percussione di oggetti è una forma di esecuzione che esiste da migliaia di anni, mi è sembrato ovvio integrare la componente naturale nel lavoro che ho realizzato: alberi, acqua, piccoli sassi. E anche gli strumenti che noi stessi utilizzavamo: elmetti, moschettoni e piccozze” – e lo ha portato a sfidare alcune situazioni ai limiti, per questo ha voluto circondarsi di sette fidate persone. “Parasol Peak” è la sfida di un solo uomo e della sua legione d’onore per varcare i confini di un nuovo Paradiso strumentale, aprendo così un percorso mai battuto prima d’ora da anima umana. Delago si trova a spianare la strada non solo ai suoi compagni di disco ma anche a futuri musicisti che vorranno seguire il suo cammino, come un moderno Cristoforo Colombo il musicista tirolese sceglie il suo gruppo di viaggio e parte all’esplorazione di se stesso e di tutto ciò che gli gravita attorno.

L’artista di Innsbruck specializzato nel musicare i suoi sentimenti con l’Hang – strumento musicale idiofono in metallo – si avvale dei contributi di didgeridoo in “Ride View” e poi del crescendo tastieristico in “Lake Serenade” fino alla scalata con i picconi in “Listening Glacier”. Il brano dalle sonorità più pop è quello che dà il titolo all’album, “Parasol Peak”, in cui lentamente tutti gli strumenti degli otto musicisti fanno capolino e raggiungono la vetta tanto ambita. Il regista e produttore Johannes Aitzetmüller ha avuto non poche difficoltà nel filmare il tutto – “A volte potevamo filmare solo fino a due riprese, perché gli strumenti erano nuovamente scordati o le dita troppo fredde o il vento gelido soffiava troppo forte” – e l’ingegnere dell’audio Michael Reisigl ha installato dappertutto una fitta rete di registratori, cavi e microfoni per confezionare il lavoro già alla prima ripresa.
“Ci sono stati sicuramente momenti in cui gli individui del gruppo si sarebbero voltati e avrebbero lasciato la spedizione – ha affermato Manu Delago – ma poiché potevamo farlo solo come gruppo, abbiamo dovuto sostenerci a vicenda. Dovevamo aiutarci l’un l’altro a trasportare strumenti e attrezzi, e aiutarci a vicenda nel superare ansie e stanchezza”.

Sprazzi di folk europeo incastonati fra le melodie di ottone e fisarmonica, accenni prog (“Base Camp”) decorati con tocchi e suoni provenienti da varie fonti naturali (“Ride View”) confezionano quello che potremmo considerare senza ombra di dubbio già una delle opere strumentali migliori di ogni tempo.

