Cannella: «La mia lotta in stile Fight Club contro il mostro che ho dentro»

“Non sono un mostro” è il nuovo singolo di Cannella che arriva un anno dopo l’album “Temporali estivi”. Il brano rappresenta uno scontro all’ultimo round tra il “mostro” che vorrebbe annichilire e annichilirci tra paure e insicurezze e la voglia di migliorarsi, di spingersi oltre.

Il cantautore romano prende atto che in realtà non è un mostro, “anche se quando mi sento vulnerabile tendo a comportarmi come tale. Nelle relazioni intime, quelle in cui ci si espone, escono i
meccanismi di difesa. È come se fossi in una lotta alla Fight Club con me stesso”
. Una metafora che “ricorda la guerra, la lotta con me stesso, con certe parti di me che negli anni ho coltivato in maniera inconscia e che hanno ferito le persone attorno a me”.

“Quando succedono determinate rotture e separazioni – racconta Enrico Fiore in arte Cannella – è importante chiedersi cosa abbiamo sbagliato e non accanirsi contro l’altro. A tal proposito, ho passato un periodo in cui ho processato una serie di pensieri che hanno portato alla mia guerra interiore con quella parte di me che reagisce con rabbia per non mostrarsi e mostrare le proprie fragilità.

Come si è manifestata questa “lotta” nella tua vita e nelle relazioni?
Nelle relazioni a livello sentimentale, amicale, lavorativo, e via dicendo, può capitare quel momento in cui la parte di te che non dovrebbe emergere fuoriesce, in cui si perde il controllo, specie se si ha la tendenza ad avere il controllo di tutto. Questo atteggiamento mi ha portato più volte ad avere reazioni sbagliate. Ovviamente la vita non è solo quella stessa parte che prende il suo posto nei momenti di difficoltà, attraverso la rabbia o comportamenti che non mi rispecchiano e non mi rappresentano, ma anche altro. E quindi è giusto iniziare a lavorarci.

Se tu sei il Narratore in Fight Club, chi credi sia il tuo alter ego, il tuo Tyler Durden?
‘’Fight Club’’ mi è sembrata la metafora più giusta. E nella canzone l’alter ego è individuabile nella parte di me che sa di non essere un mostro, che si rende conto dei propri errori. L’alter ego è la parte che sto cercando di educare in determinate circostanze e che consapevolmente lotta per vincere contro ‘’il mostro’’.

Sei stato finalista di Sanremo Giovani 2018 con “Nei Miei Ricordi”. Quanto è stata importante quell’esperienza per la tua evoluzione e maturità?
È stata la mia prima esperienza televisiva e live con il progetto Cannella. Quando ero andato a Sanremo Giovani, avevo solo un brano sui digital store e un video su Youtube. Dunque, ero proprio agli albori, una sorta di doccia fredda. Sicuramente l’ho retta bene e l’occasione mi ha dato delle basi per gestire le pressioni di questo lavoro, oltre ad essere stata una prova di concretezza e ha profilato da subito il mio progetto, dandomi molte opportunità. Forse ad oggi penso che è stata anche una situazione prematura rispetto al percorso di quel momento, ma ovviamente non la rinnego e mi ha dato tanto sotto tanti aspetti.

Hai collaborato con artisti come gli Zero Assoluto, Gemello e Peter White. C’è una lezione particolare che hai tratto dal lavorare con artisti così diversi?
La lezione particolare è stata proprio l’apertura alla collaborazione, al mischiarsi ad altri mondi. All’inizio ne ero un po’ restio, chiuso. Scrivevo da solo. Sicuramente col tempo mi sono aperto ad altri collaboratori nella scrittura o nella composizione, in vere e proprie session. Quindi, quando ho fatto la mia prima collaborazione con gli Zero Assoluto e le successive, mi sono realmente aperto a nuove realtà che mi hanno ispirato e mi hanno fatto vedere la musica in modo differente. Contaminarsi è sempre un bene, no? La musica vive anche di altri rapporti e possiamo sempre imparare dagli altri. Rimanere chiusi nel proprio può essere limitante, ma confrontarsi con la realtà può dare una marcia in più.

Il tuo amore per la musica è nato a 7 anni grazie a tuo padre e alla sua collezione di dischi. Qual è stato l’album che ha avuto l’impatto più forte su di te?
Come dico sempre, un album che associo alla mia infanzia è una raccolta di successi di Giorgia che avevamo a casa. Quel disco mi ha molto avvicinato alla musica e negli anni, crescendo, poi successivamente mi sono avvicinato al rap e da lì è partito il mio approccio alla scrittura. Ma, in generale, mi ha avvicinato alla musica proprio quella raccolta con i brani dell’artista tra anni novanta e duemila. Le sapevo tutte a memoria e le mettevo allo stereo. Un’esperienza e primo incontro che mi hanno avvicinato al canto e alla passione che ho portato avanti con costanza.

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