
“A Christmas gift” è il nuovo EP digitale del compositore, pianista ed artista multimediale Luca Longobardi composto da sei brani per piano solo – tra classici, rivisitazioni ed un inedito – che creano uno spazio intimo, sospeso e meditativo, dove la tradizione incontra la delicatezza del presente.
L’idea nasce nell’estate del 2025, durante un momento di pausa e riflessione. Seduto tra i due
pianoforti del suo nuovo studio romano, Luca Longobardi ha iniziato a pensare al Natale non solo
come una celebrazione, ma come uno stato d’animo fatto di silenzio, lentezza e gratitudine.

Perché celebrare proprio il Natale e com’è venuta l’idea di sviluppare questo progetto?
Il Natale è un tempo sospeso. Al di là delle sue dimensioni religiose e commerciali, credo – e spero sempre – che possa rappresentare un momento in cui le persone, anche solo per pochi giorni, si con – cedano uno spazio di intimità e riflessione. L’idea di questo EP nasce proprio da questa esigenza: fermare quel momento fragile e trasformarlo in musica. Non come celebrazione retorica, ma come gesto intimo, quasi domestico. “A Christmas Gift” nasce come un dono semplice, essenziale, che si avvicina alla tradizione come celebrazione personale.
Qual è l’obiettivo principale che intendi raggiungere con questo EP?
Ho pensato di reinterpretare il Natale ma non in chiave spettacolare, farlo in un modo che potesse restituirne una dimensione emotiva e personale. Con questo EP volevo creare uno spazio raccolto, in cui chi ascolta possa riconoscersi, rallentare, respirare. È un lavoro che non chiede attenzione, ma presenza. Un piccolo rituale sonoro da vivere in solitudine o da condividere, senza sovrastrutture.
Perché utilizzare due pianoforti diversi?
Per la prima volta da quando ero bambino mi ritrovo ad avere con me entrambi i miei pianoforti, finalmente riuniti nel nuovo studio. Questo ha avuto un peso emotivo molto forte e ho sentito il desiderio di celebrarlo. C’è certamente anche una necessità musicale e narrativa: il pianoforte verticale, suonato con il feltro, ha un carattere più intimo, raccolto, quasi confidenziale; il pianoforte a coda, invece, ha un respiro più ampio, più cinematografico. Ma questo EP è anche il racconto di una reunion personale, di due voci che tornano a dialogare nello stesso spazio. In qualche modo, racconta anche questo momento della mia vita.
Cosa rappresenta per te il Natale oggi?
Oggi il Natale per me è memoria e consapevolezza. È il tempo in cui mi confronto con ciò che resta, con quello che ho perso e con quello che ho scelto di tenere. Non lo vivo come un momento di euforia, ma come una soglia: un passaggio delicato tra ciò che è stato e ciò che verrà.
Insieme a Massimiliano Siccardi creerai la versione immersiva de “Il Codice Da Vinci”, il cui debutto è previsto nel 2026. Com’è nata l’idea e la collaborazione con Dan Brown?
Il primo contatto è avvenuto personalmente a Chicago, durante i lavori di messa in scena di Mozart Immersive. Da lì si è aperto un dialogo diretto che ha poi portato a immaginare nuove possibilità narrative e immersive. Successivamente c’è stato un lungo lavoro di conoscenza e costruzione del progetto, portato avanti con grande determinazione da Massimiliano Siccardi, che ha voluto fortemente il mio coinvolgimento in questa nuova avventura. Il Codice Da Vinci è un’opera estremamente stratificata, simbolica, attraversata da domande universali. L’idea è quella di tradurla in un linguaggio immersivo contemporaneo, in cui immagini, musica e spazio diventino parte attiva del racconto. Non un adattamento illustrativo, ma una vera esperienza narrativa espansa.
