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Dada Sutra, l’EP di debutto “EP 1” – Track By Track

“EP 1” è il disco di debutto di dada sutra: quattro tracce che rappresentano un mix unico di generi ed influenze dal respiro internazionale che finalmente svelano il mondo alieno di Caterina Dolci.

“Dare forma a EP 1 è stato un processo lento, e anche a tratti sofferto. Molte canzoni sono nate insieme a Vincenzo Parisi in un momento per entrambi di grande trasformazione e di ricerca del proprio territorio, perciò i quattro brani che formano l’EP hanno in sé queste qualità di sperimentazione e di metamorfosi in atto, di mostro a metà tra una forma e l’altra. È una mostruosità che c’è anche nei temi trattati, che appartengono a una visione di un mondo distopico, con testi che parlano di prigione e sorveglianza, violenza sessuale, ansia, alienazione. Ma per me, per noi, fare musica insieme e scrivere queste canzoni è stato un po’ come stabilire una Zona Autonoma Temporanea, un ambito in cui metterci al riparo da tutto ciò e provare a liberarci dai condizionamenti e dalle aspettative sociali, fondare la nostra norma”.

Track By Track

Big boy
Questa ce la siamo rigirata a lungo, prima di finire di scriverla e registrarla. L’idea era nata da un’improvvisazione insieme a Vincenzo Parisi, super dark fin dall’inizio! Prima di questa versione è stata senza testo, poi con un orrendo testo in italiano che non renderò mai pubblico, e c’è stato anche un provino che ci aveva prodotto Nicolò Carnesi. Insomma, è una canzone contorta con una storia contorta.

Panopticon
Era un periodo in cui ascoltavo un sacco i Morphine, come forse si sente dalla linea di basso e dall’atmosfera. Testo nato un sabato mattina d’inverno che guidavo in tangenziale con una gran sbronza e due ore di sonno alle spalle, mi sentivo in un mondo distopico, paranoico. Il titolo è una reminiscenza dei miei studi di architettura, avevamo fatto una lezione sulle forme di prigione: quella panottica permette l’osservazione continua dei prigionieri, la sorveglianza perfetta.

Do you still have those pills?
È forse la mia preferita, e l’unica che abbiamo registrato in presa diretta. Ho scritto prima di tutto la melodia, mi è venuta in mente non ricordo come e mi è sembrata arrivare da lontano, come un canto antico. Poi ci ho scritto questo testo che parla di droga e insonnia, per renderla ancora più trippy – e da suonare secondo me è davvero bella, dal vivo improvvisiamo molto, ogni volta mi porta in un altro mondo.

Leatherman
Anche qui siamo partiti dalla musica. L’idea del tema iniziale è di Vincenzo, come lui ci tiene moltissimo a specificare. È una canzone grottesca, cartoonesca; il testo è ispirato/parzialmente rubato da un punto del libro “Aliens and Anorexia” di Chris Kraus – una donna crede di comunicare con un alieno, e aspetta il suo avvento come fosse quello del Messia, ma lui non arriva. Non so perché “leatherman”, uomo di cuoio. Suonava bene.

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