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Westfalia: “X Factor? Un Buon Esempio: Pronti Con Un Live Massiccio”

Foto di Rebecca Margescu

Dopo la partecipazione a X Factor, i Westfalia sono tornarti con il nuovo singolo “Sunset Kids” e si preparano a partire per un tour che li vedrà a marzo nei club di Milano (3, Biko), Roma (4, Alcazar) e Bologna (5, Locomotiv).

Attraverso “Sunset Kids” il gruppo racconta la nuova generazione di lavoratori incerti e il fenomeno sociale dei “neet”, messi a dura prova dal periodo pandemico. Ci siamo fatti spiegare da Vincenzo, voce della band, l’esperienza di X Factor, il nuovo singolo e come si stanno preparando ai live.

Ecco l’intervista ai Westfalia!

Qual è stata la molla che vi ha spinto a provare l’audizione per X Factor?
È stata una scelta arrivata dal management, ci sembrava una proposta interessante. Negli anni il programma aveva cambiato bacino di pubblico e tipo di estetica, poteva esserci affine. Sai, poi con il Covid la televisione era l’unica cosa che restava e abbiamo deciso di intraprendere questa strada e ne è valsa la pena sotto tanti punti di vista.

Cosa vi portate dietro da X Factor?
L’esperienza è stata positiva e ci portiamo una maggiore capacità di comunicazione con il pubblico e sui social, una maggiore capacità di sintesi dal punto di vista musicale. Poi ci ha portato a gestire il live dal punto di vista televisivo. E in ultimo, la gestione delle ansie e delle tensioni.

Pensi che il vostro rapporto con Mika vi possa aver aiutato?
Sicuramente Mika ha dato un buon esempio, non so se nel gestire l’ansia quanto nel capire altre cose. Per l’ansia ce la siamo vista noi, parlo di ansia nell’organizzazione di un progetto musicale, di gestire dinamiche interne ed esterne, sul palco ma anche fuori.

Foto di Rebecca Margescu

“Sunset Kids” è il vostro ultimo singolo. Rappresenta la situazione dei giovani che si sentono fermi nel tempo, è stata ispirata dal periodo pandemico?
Sì, il pezzo nasce in piena pandemia e raccoglie un periodo di insicurezze e poca chiarezza per il futuro. Ci troviamo in difficoltà, un po’ smarriti, è una generazione che ha vissuto tantissimi traumi: dal cambio totale di vita con i social network alla crisi economica, dal consumismo al risparmio, ora il Covid. Ce ne sono tanti di traumi…ci sono anche i “neet”, i giovanissimi che non hanno studiato, e anche quella è una figura associabile.

Quindi vi sentite anche voi dei Sunset Kids?
In un certo senso. Ci rivediamo nei drammi generazionali ma nel nostro caso è difficile come musicisti essere presi sul serio, è un problema. Ma d’altro canto ci riguarda fino a un certo punto, siamo quattro persone pragmatiche, non ci sentiamo tanto sentiti perduti nella vita in generale però nel periodo pandemico un pochino sì.

Com’è fare il vostro genere oggi e portarlo sul palco?
Pian piano il pubblico italiano si sta dimostrando più aperto nei confronti dell’R&B e nu-soul ma comunque resta un pubblico meno abituato a questo tipo di ascolti rispetto ad americani e inglesi quindi siamo consapevoli di fare in Italia un genere che non ha subito presa. Questo è più che altro un problema nel mondo della produzione, nella capacità di far ascoltare la tua musica, ma quando sei sul palco se c’è una persona che ti ascolta, la capacità di incuriosirla è maggiore che nella distribuzione musicale. I live di questo genere sono coinvolgenti e negli anni me ne sono reso conto.

A marzo sarete a Milano, Roma e Bologna, come vi state preparando? Qualche curiosità nella scaletta?
Il live lo abbiamo ultimato e ci soddisfa tantissimo. Abbiamo provato nella solita sala a Reggio Emilia e in un live club a Vignola che ci ha ospitato per tre giorni strutturato in maniera diversa a prima con sequenze: sarà un live bello massiccio! E abbiamo fatto una data zero sempre a Vignola ed è stata molto soddisfacente. Nella scaletta ci sono tutti pezzi originali tranne “Levitating” di Dua Lipa, l’unica cover che teniamo perché ci piace particolarmente.

Qual è il vostro rituale prima di salire sul palco?
Siamo pragmatici, non abbiamo riti, prima di salire ci abbracciamo e si va belli carichi. Questa forse l’unica cosa ed è partito da X Factor.

Perché avete scelto di cantare in inglese?
Semplicemente perché per il tipo di musica ci sembra la cosa più naturale possibile. Poi niente nega che faremo mai qualcosa in italiano ma il nostro obiettivo è portare la nostra musica all’estero

Il tour dei sogni dove sarebbe quindi?
Sicuramente all’estero: direi Europa e America, tantissimo anche l’Inghilterra. Ci stiamo provando, ora forse ci saranno delle news a riguardo.

C’è un album all’orizzonte?
Sì, ti posso dire che uscirà un EP quasi certamente a maggio. Stiamo registrando ora.

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