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Cannella: “Conflitti Interiori, Paura E Romanticismo Nelle Mie ‘Ore Piccole'”

Foto di Lorenzo Piermattei

Foto di Lorenzo Piermattei

“Ore Piccole” è il nuovo album di Cannella, un lavoro in cui il cantautore romano mette ordine nel suo caos. Nel disco anche un featuring, l’unico, con gli Zero Assoluto in “Balla Così”.

La vita notturna tra locali, bevute e amici viene rievocata nel titolo del disco. Le “Ore Piccole” di quest’ultimo anno sono però quelle passate in casa, dove ogni minuto è difficile da distinguere dall’altro. Ore di riflessione che sono servite all’artista romano per cantare d’amore, sogni e della sua Roma, cornice essenziale delle produzioni di Cannella ma mai trattata in maniera banale.

Ecco l’intervista a Cannella sul nuovo disco “Ore Piccole”!

“Ore Piccole” è il tuo secondo album. C’è Roma e profuma d’amore e malinconia. Un po’ come gli album di Antonello Venditti degli anni ’80. Cosa rappresenta per te questo album e in che periodo della tua vita hai scritto i brani?
È un album molto importante per me, mi ha fatto crescere sia a livello umano che artistico. Dopo l’uscita del primo disco mi sentivo abbastanza smarrito, come è normale che sia. Con questo disco volevo fare un salto di qualità e penso di esserci riuscito, anche grazie al fortunato incontro con Marta Venturini. Ho trattato tematiche molto personali perché volevo arrivare alle persone per quello che è Enrico, senza troppi filtri. 

I brani di “Ore Piccole” sono stati scritti tra i mesi precedenti alla pandemia, il lockdown ed il periodo successivo a questo. Sono avvenuti tanti cambiamenti inevitabili nella mia vita durante la lavorazione del disco, questo mi ha permesso di raccontare molte sfumature di me che forse neanche io conoscevo a pieno.

“Balla Così” è l’unico brano del disco con una collaborazione, quella con gli Zero Assoluto. Come vi siete incontrati? E perché hai scelto proprio loro?
Diciamo che il nostro incontro è stato molto naturale. Mi avevano scritto in seguito all’uscita di “Foro Italico” per dirmi che stavano in fissa per il brano e da lì ci siamo sempre tenuti in contatto, poi è nata l’idea di collaborare nel mio disco. Avendo diversi brani in cantiere che stavo tenendo da parte per progetti futuri, decisi di fargli ascoltare qualche provino a tempo perso. Tra questi c’era anche “Balla Così” e dopo averla ascoltata mi hanno chiamato per dirmi che avrebbero voluto collaborare con me su quella canzone. Nell’arco di poche settimane hanno scritto la strofa mancante e ci siamo incontrati in studio per registrare le voci del pezzo. 
È stato davvero tutto molto spontaneo.

Cannella - Foto di Lorenzo Piermattei
Cannella – Foto di Lorenzo Piermattei

<<Com’è che mi stressi da morire ma sto in fissa per te>> è una frase d’amore ma alla città più bella, Roma. Cosa vuol dire essere romano e, soprattutto, cosa vuol dire vivere a Roma oggi?
Essere romano per una persona nata e cresciuta a Roma è sicuramente un grande vanto. Noi siamo fatti così, amiamo la nostra città ed amiamo sottolinearlo continuamente.  
A livello artistico è una continua fonte d’ispirazione, penso che se non fossi nato qua avrei un modo completamente diverso di raccontare le cose, magari neanche avrei fatto il cantautore. Mi ha sempre affascinato molto la storia musicale di Roma ed è uno dei motivi principali per i quali sono cresciuto con questa passione. Mio padre da giovane era molto amico di Cocciante, il giro era quello di Rino Gaetano, Toni Malco ecc, mi ha sempre raccontato storie sulla Montesacro di una volta, che era il loro quartiere ed il quartiere dove attualmente vivo anch’io. Sono cresciuto così e mio padre ha appoggiato da subito questa mia passione, perché comunque aveva amici che con la musica hanno scritto pagine di storia, le stesse che mi ha raccontato fin da quando ero piccolo. Vivere a Roma per me vuol dire questo, siamo complici anche se a volte litighiamo, perché come tutte le grandi città ha anche tanti difetti ma preferisco soffermarmi sul resto.

In “Ti Volevo Raccontare” canti <<Ciao sono sempre io che vinco la mia ipocondria con la solita ironia>>. Il testo è forse tra i più personali dell’intero album, vuoi raccontarci come nasce il brano?
Questo brano ha avuto un percorso molto strano. Lo iniziai a scrivere circa 3 anni fa senza mai concluderlo, non so per quale motivo. Durante il lockdown lo ritrovai tra le registrazioni del telefono e mi resi conto che rispecchiava proprio il mio stato d’animo di quel momento, quindi decisi di tenere la strofa che avevo scritto e di continuare il resto del brano. Nel giro di una nottata scrissi tutta la parte mancante della canzone e decisi di farla uscire subito dopo il lockdown. Non mi era mai successo prima d’allora di rimettere mano su brani vecchi lasciati a metà, però sono molto contento di ciò che ne è uscito fuori.

Cannella - Foto di Lorenzo Piermattei
Cannella – Foto di Lorenzo Piermattei

“Chiusi” fotografa anche una città con le <<serrande chiuse>>, nel momento del lockdown 2020. Come hai passato quelle settimane di chiusura casalinga?
Non benissimo. Ho scritto qualche canzone visto che ero nel pieno della lavorazione del disco, ma l’isolamento alla lunga ha influenzato anche il mio processo creativo. Ho avuto un po’ di crisi profonde a livello personale ma penso che in fondo sia stato utile. Fare i conti con se stessi serve sempre e durante quel periodo di stop ho avuto molto tempo per stare da solo e conoscermi a fondo. Ovviamente mi è mancato tutto della mia vita e spero di non trovarmi mai più in una situazione del genere, perché comunque tutto va dosato e in quel caso è stato veramente eccessivo.

“Un Finale Migliore” racconta la lontananza dalla tua ragazza in un momento di crisi. Quindi ti chiedo, che finale c’è stato tra voi?
Sì, racconta di un momento di crisi e l’ho voluta mettere come chiusura del disco perché mi piaceva l’idea di finire con un brano intitolato così. Comunque il finale migliore alla fine c’è stato veramente, dai!

Marta Venturini è riuscita a mio avviso a dare la spinta perfetta ai brani di “Ore Piccole”, cosa ne pensi? Te lo immaginavi diverso il disco?
Assolutamente si, senza di lei questo disco non esisterebbe quindi ci tengo a darle tutti i meriti che ha.
Immaginare un disco prima di iniziarci a lavorare penso sia abbastanza difficile, avevo sicuramente delle idee che ho rispettato ma poi sinceramente non ricordo neanche cosa immaginavo, io cambio idea ogni tre per due ahah. 
Comunque ad ora è sicuramente il disco che volevo fare, non potrei chiedere di meglio veramente.


“Ore Piccole” ha un sapore agrodolce. Traspare una rappresentazione degli alti e dei bassi di una storia d’amore e, in generale, pensieri personali molto difficili da metabolizzare, il tutto vissuto in questo anno di pandemia. Qual è secondo te l’immagine di Cannella che viene fuori da “Ore Piccole”?
Penso che in questo disco ci sia tanto di Enrico raccontato da Cannella. Ho parlato di me sia in prima persona che tramite storie d’amore. È un disco fatto di luci ed ombre, di contraddizioni, conflitti interiori, paure e fragilità. C’è anche tanto romanticismo, non quello tutto impostato da film strappalacrime, ma il romanticismo quotidiano, quello delle piccole cose a cui è difficile dare peso.
È un disco che va ascoltato più volte per coglierne a pieno ogni sfumatura. Mi sono raccontato per ciò che sono quindi ne sono uscito fuori io, nel bene e nel male. Comunque mi piace il fatto che sia un disco molto umano, ci si potrebbe rispecchiare chiunque perché parlo di cose che tutti viviamo.

Foto di Lorenzo Piermattei
Foto di Lorenzo Piermattei

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