
Da un esperimento lisergico per viaggi mentali di alta qualità alla fine di una trilogia.
Nel 2015 il quartetto torinese Indianizer pubblica “Neon Hawaii”, un racconto di un viaggio alla ricerca di un posto sotto il Sole, seguito tre anni più tardi, nel 2018, da “Zenith”, in cui quel Sole lo hanno trovato per investigare all’interno di misteri irrisolti e verità mai rivelate.
Con “Nadir” si chiude un cerchio in cui Sole, Luna, atmosfere malinconiche e visioni oscure fanno da padroni. Il nadir è l’intersezione della perpendicolare all’orizzonte passante per l’osservatore con l’emisfero celeste invisibile ed è il punto diametralmente opposto allo Zenit.

Il ritmo è ancora una volta al centro dei pensieri della band piemontese che vuole danzare con il proprio pubblico in un continuo amplesso sessuale che abbraccia maggiormente la Disco music del Medio Oriente ma mai tralasciando influenze sudamericane e africane.
Musiche e parole sono pensate per i live show e infatti sono state utilizzate tre lingue: spagnolo, inglese e creolo, a volte mischiate addirittura tra loro. Rock psichedelico e linee di basso vorticanti per un lavoro avulso dalle leggi di classifica odierne.
Non esistono barriere, non esistono confini, esiste solo Nadir.