NoHayBanda!: “Liberi da qualsiasi credo religioso” – INTERVISTA

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I NoHayBanda! sono un duo strumentale composto da Fabio Recchia ed Emanuele Tomasi. Dopo i primi tre dischi come NoHayBandaTrio (Tzuzuku, Il Seme, Nohaybandatrio) che vedono l’aiuto del sassofonista Marcello Allulli, il duo è tornato il 3 novembre 2017 con il nuovo album Nohaybanda! per Mega Sound Records e Stirpe 999, equilibrio ottimale tra jazz core, math rock ed elettronica.

Abbiamo parlato con Emanuele e Fabio dei loro progetti futuri, della loro percezione delle cose che viene fuori dall’ultimo album e del legame particolare con l’Europa e gli Stati Uniti.

 

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Avete mai pensato di scrivere una colonna sonora per un film o per la televisione? Di quale film/serie tv/programma tv avreste voluto comporre la colonna sonora? E quale tra le colonne sonore esistenti avreste voluto scrivere voi?

Amiamo molto il cinema (un po meno le serie tv troppo dipendenti dalla sindrome dell’allungamento del brodo!) e questo è evidente fin dal nostro nome che è un’ovvia citazione/omaggio a David Lynch.

In passato abbiamo spesso ampliato il nostro set con complesso vjing analogico o con installazioni video interattive, ma non abbiamo mai lavorato ad una colonna sonora con questo progetto; NoHayBanda! ha una forte componente performativa, e sebbene strumentale e “visionaria” la nostra musica è pensata per il live; per questo motivo forse presa così com’è non si presta facilmente ad essere “a servizio” di qualcosa, piuttosto tende ad essere invadente e “protagonista”.

Personalmente non amo molto la moderna tendenza nel cinema/televisione all’uso frequente dell’estetica videoclip, con il “singolone” in primo piano e carrelli emotivi sui protagonisti; preferisco di gran lunga opere in cui la musica è spesso minimale e sempre a servizio delle immagini, della scena, degli attori, in cui si vede la stretta collaborazione tra regia e sonorizzazione/composizione come appunto Badalamenti/Lynch o più recentemente come Ben Wheatley ha fatto in molti suoi film.

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Se doveste mai scegliere una voce del panorama italiano ed internazionale ad accompagnare la vostra musica in futuro, quale sarebbe? Perché?

La voce umana è il primo degli strumenti musicali ma forse sarebbe un po sacrificato nella nostra musica; sicuramente è da escludere un cantato con delle parole, quindi scegliere qualcosa di interessante da dire tramite una lingua (che neanche la maggior parte dei nostri cantautori sa fare in maniera soddisfacente!); in più a livello sonoro saremmo vincolati dalla metrica e dalla timbrica specifici della lingua scelta.

Marcello Allulli, con il suo sax, è stato la nostra “voce” per 10 anni e la decisione di proseguire in duo è stata presa anche per abbandonare l’obbligo di sfruttare in ogni pezzo la componente tematica o solistica che ti impone il ruolo di quel tipo di strumento monofonico; comunque oggi in NoHayBanda! c’è spazio per qualsivoglia strumento, quindi c’è spazio anche per il suono di una voce umana, ma sicuramente non per un cantante.

Avete suonato in molti posti in giro per l’Europa e gli Stati Uniti, c’è una città o un luogo in particolare al quale siete particolarmente legati?

Non sempre sono i grandi eventi ufficiali a rimanerti dentro, anche se probabilmente l’invito al prestigiosissimo “Jazz and Blues Festival” di Edimburgo (in cui ci siamo fusi con altri 5 musicisti scozzesi riarrangiando pezzi dei reciproci repertori) è stata tra le più belle e gratificanti esperienze degli ultimi anni della band. Non possiamo però non menzionare un mitologico house concert a Philadelphia durante il tour organizzato da Megasound in cui sembrava di essere in un film anni ’90, il festival “Electrode” al Forte Prenestino con circa 8000 persone, oppure 3 giorni tra i mostri meccanici nella comune olandese ADM!

Sicuramente la voglia costante di vivere gran parte dell’anno “on the road” significa per noi ampliare il concetto di casa e di famiglia, cercando di avere tante persone e posti ai quali sentirci legati e che ci arricchiscono.

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Il disco parla del vostro “sentire il mondo”, vi siete lasciati ispirare da un luogo o un evento preciso per la scrittura dei brani?

In realtà vogliamo intendere più genericamente uno stato percettivo delle cose; questo alla luce soprattutto di come la visione del mondo è cambiata grazie alle nuove consapevolezze, dovute in gran parte alle ricerche/scoperte/teorie scientifiche dell’ultimo secolo. Abbiamo finalmente la possibilità di immaginare e festeggiare la complessità e la multivalenza di quello che ci circonda; siamo tutti parte della stessa cosa che pulsa e fluisce in continuo cambiamento ed è tutto questo dinamismo a stimolare le nostre mani, le nostre orecchie e i nostri strumenti, liberi quindi da qualsiasi credo religioso e nel nostro caso specifico liberi anche da copyright.

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